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Eventi Storici di Badolato

I Testimoni Di Geova a Badolato


Pubblicata in data : 15/10/2004

Periodo storico : dalla fondazione a dopo la rifondazione

"I seguaci della religione evangelica 'Studenti della bibbia' o 'Testimoni di Geova' si ispiravano ai precetti della bibbia, giungendo alla conseguenza di negare ogni principio di autorità, di escludere qualsiasi forma di ministero ecclesiastico, di proclamare la santità della vita e la massima non uccidere, rifiutando l'uso delle armi e la guerra per qualsiasi ragione fatte. A parere dell'autorità di P.S., pertanto, tali principi erano da considerarsi pericolosi all'ordine sociale, in quanto si risolvevano in vero e proprio disfattismo e deprimevano i sentimenti e lo spirito nazionale."

Pertanto, in quanto persone "pericolose all'ordine nazionale dello Stato", a mente degli artt. 166 e 184 del T.U. delle leggi di P.S. approvato con R.D. 6 novembre 1926, n¡ 1848, gli "Studenti biblici" potevano essere assegnati al confino. é la sorte ch'è toccata ai tre fratelli Vincenzo, Bruno e Pasquale Nisticò (detti "Vartòli"), figli di Giuseppe e di Maria Battaglia, nati a Badolato rispettivamente negli anni 1898, 1905, 1910; ora tutti defunti. Il più "pericoloso" dei tre era considerato Vincenzo, perchè il più fervente e il più agguerrito propagandista della "nuova religione". È stato condannato, difatti, al massimo previsto, cinque anni (art. 185 T.U. citato). Arrestati il 10 luglio 1939, sono stati assegnati al confino dalla C.P. di Catanzaro con ordinanza del 21 settembre 1939: Bruno vi rimase sino al 23 maggio 1942 (Frigento, Pisticci, Latronico, Venosa, Cetraro, S. Demetrio Corone); Pasquale, assegnato a Flumeri e poi a Pisticci, vi rimase sino al 1° ottobre 1941; Vincenzo, che fu ad Andretta e a Pisticci, fu liberato il 31 ottobre 1942 nella ricorrenza del ventennale della marcia su Roma.

Secondo la tradizione la Buona Novella fu portata a Roma dal Centurione romano di Tiberio che ottenne da Gesù in Palestina la guarigione del servo malato (Lc. 7, 1-10) e poi assistette alla morte del Cristo sul Calvario (Mc. 15, 39). Ma a Badolato chi aveva portato questa "Nuova Novella"? In verità è stato relativamente facile rispondere a tale domanda: Cosimo Piroso per primo, ottantaquattrenne Testimone di Geova, e tanti altri con lui sono concordi nel dire ch'è stato il confinato Nicola Di Censo, di Pescara, probabilmente nel 1937 o nel 1938. Da un elenco in nostro possesso, inviatoci dal Direttore della Biblioteca e del Museo della Resistenza di Sansepolcro, si rileva, difatti, che il Signor Nicola Di Censo è stato uno dei 26 confinati a Badolato. Per saperne di più, non solo su Di Censo, abbiamo pensato di cercare in qualche archivio dove sicuramente giacciono, nel sonno, le relative carte: ci è stato negato l'accesso. Siamo allora entrati in contatto diretto con Pescara, ed abbiamo attivato un canale che speriamo ci porti a conoscere quanto cerchiamo.

Il Confinato, che pare abitasse in una casa di via G. D. Coscia, e comunque nel "Mancuso", anzichè starsene muto come da lui si pretendeva, continuò a fare il suo dovere di Studente biblico, riuscendo a catechizzare i tre fratelli Nisticò, contadini dotati a una certa propensione alla spiritualità. Vincenzo soprattutto, il maggiore, si accese di parossistica fede, divenendo il primo apostolo badolatese della nuova religione. Ci risulta che, arrestato, insieme ai fratelli, il 10 luglio 1939, al funzionario di P.S. che gli gridava "se non abiuri ti lascio in carcere per cinque anni, poi per altri cinque e poi altri cinque" egli abbia risposto: "Prima che finiscano cinque anni tu non ci sarai più". Noi non conosciamo che fine ha fatto quel funzionario, ma il Fascismo è crollato a quattro anni da quella data.

Insieme a Vincenzo, i fratelli Bruno e Pasquale, e, con molta discrezione, le sorelle, con grave disappunto, dispiacere e rabbia del vecchio genitore, Giuseppe Nisticò, che, invece, era un cattolico praticante, procuratore, tra l'altro, della chiesa di Maria SS.ma della Sanità.

L'opera di catechizzazione era, chiaramente, un grave reato, e quindi un grave rischio per i catechizzanti e per i catechizzandi. Doveva essere, pertanto, clandestina. I furtivi incontri con Di Censo avvenivano in fiumara, alla Cilèa, nei pressi del mulino a due "ritegni".

I tre fratelli (mai sposatisi) sono stati scoperti e, come abbiamo già visto, confinati. Al rientro dal confino (il Di Censo non c'era più) ripresero l'attività apostolica come e più di prima, e Vincenzo diventò in breve tempo il punto di riferimento per i fratelli, per le sorelle e per altri, al punto che talvolta veniva detto "il prete". Grazie alla fresca memoria di Cosimo Piroso siamo in grado di scrivere qui i nomi dei primi seguaci: Domenica Gallelli ('e Ccicca), Giuseppe Larocca e moglie, Vincenzo Menniti (di D.co) e moglie Rosa Carnuccio, Giuseppe e Vincenzo Nisticò (nipoti dei tre fratelli), Vincenzo Larocca, Nicola Lazzaro, Domenico e Vincenzo Papaleo e mamma, Vincenzo Paparo ('e Giorgi), Cosimo Piroso e moglie Caterina Lentini, Domenico Pultrone, Giuseppe Pultrone (Sbarru). Di Domenico Pultrone, scomparso alcuni anni fa, si ricorda che, vecchio e malato, volle vivere in miseria e soffrire la fame piuttosto che piegarsi all'idea di chiedere la pensione agli organi dello Stato, in personale ossequio al precetto evangelico "date a Cesare quel ch'è di Cesare, a Dio quel ch'è di Dio". Le sorelle Nisticò, Rosa Teresa e Caterina, non erano tra i più assidui agl'incontri, perchè timorose di rappresaglie, dopo che si era negata la sepoltura nel cimitero comunale alla sorella Vittoria, deceduta nel 1939 (l' "autorizzazione" alla sepoltura sarebbe avvenuta per intercessione presso il Podestà del tempo). Non erano pochi ventitrè Testimoni di Geova nella sola Badolato, se si considera che in tutta Italia non arrivavano ancora a duemila.

Gl'incontri, non potendo avvenire nella casa dei Nistic' per l'atteggiamento fortemente ostativo del capofamiglia, dal 1944 in poi avevano luogo in via Benedetta n° 20, nell'abitazione di Cosimo Piroso, che intanto (1942) era rientrato, gravemente ferito, dal fronte bellico in Africa. E Cosimo Piroso e Vincenzo Paparo sono stati i primi ad essere battezzati, nel 1947, in un "ronzo" (grossa vasca ricavata nel letto della fiumara) del Gallipari: ministro battezzante Vincenzo Nisticò, che, a sua volta, era stato battezzato dal Di Censo.

Con la guida di Vincenzo Nisticò i ventitrè leggevano e studiavano la Bibbia con scrupolosa metodicità. Ma era quasi impossibile, in quel periodo, procurarsi una Bibbia per leggervi la Parola di Dio, giacchè neanche ai cattolici che non fossero "particolarmente maturi" era consentito leggere direttamente il libro sacro. L'odierna liberalizzazione, dovuta soprattutto al Concilio Ecumenico Vaticano II, non prescinde comunque dal fondamentale principio che senza un'adeguata guida la Bibbia non può essere letta, perchè numerosi possono essere gli errori di "lettura" e notevole la differenza tra le diverse interpretazioni. Ed in ciò, anche, e forse soprattutto, la proliferazione dei "Cristianesimi". E non andiamo oltre, su quest'argomento. Volevamo dire, invece, a questo proposito, e per amore di completezza non solo contenutistica, che la lettura veniva fatta su un testo prestato a Cosimo Piroso da Caterina Epifani, il cui marito, Domenico Mannello, l'aveva portata a Badolato il 4 febbraio 1938, al rientro dal servizio militare in Africa, dove era entrato in rapporti di amicizia con il commilitone Terenzio Sacripante, di Ascoli Piceno, di religione valdese. Il Mannello rischiò anche lui il Confino a causa delle sue letture bibliche, di cui era a conoscenza, tra altri, uno dei gerarchi paesani dell'epoca. La traduzione era di Diodati (2). Un altro testo a disposizione era stato fornito da Vincenzo Rudi (detto Mustacciòni), portato probabilmente da uno dei suoi tre viaggi in Argentina prima della seconda guerra mondiale. Si noti che erano rari i contadini badolatesi, quali Mannello e Rudi, che leggevano la Bibbia, e La Divina Commedia e I Promessi Sposi.

Il Nisticò intanto si andava convincendo non esserci altra autorità al di fuori della Bibbia, e si dedicava quasi esclusivamente alla predicazione, raggiungendo anche i paesi vicini. Quando, nell'agosto del 1947, dalla Casa madre di Milano (non era ancora a Roma) scesero a Badolato l'italo-americano Giorgio Faganelli, il milanese Piero Gatti e certo Tubini (ricomparso alla grande struttura di Francavilla Angitola nel 1999), e chiesero -evidentemente non a caso- al Nisticò se riconosceva l'autorità dell'Organizzazione, egli rispose che riconosceva soltanto la Bibbia. E loro: "Tu allora non fai per noi". Da qui la progressiva perdita dei rapporti con la Casa madre, la continua diminuzione della coesione, la sospensione dell'arrivo e della lettura della Torre di Guardia, l'abolizione degl'incontri. In una parola: lo scioglimento della Congregazione. E ognuno camminò per conto proprio, nella freddezza spirituale, nel ricordo, nello studio personale, rifugiandosi nel compensativo. Il Piroso, ad esempio, arrivando per motivi di lavoro a Latina, nel 1962, cercò i Testimoni di Geova; non trovandoli, aderì ai Pentecostali, e vi rimase anche dopo il rientro a Badolato avvenuto nel 1964. Fu persino cassiere del gruppo badolatese, che contava da dieci a quindici persone. Stimolato a tornare all'ovile dal Sorvegliante di Circoscrizione, nel 1977, vi fece di buon grado ritorno con la costituzione del gruppo dei Testimoni di Geova a Soverato.

Ma... quando e come si era costituito il gruppo di Soverato? Si può rispondere facilmente anche a questa domanda, introducendo il termine "rifondazione", chè, in verità, si tratta di una vera e propria rifondazione della Congregazione, almeno per quel che attiene Badolato. Ci sono oltremodo utili, a tal fine, le lunghe pagine vergate per noi, ed a nostra richiesta, dall'amico Peppino Caminiti. Pagine che conserveremo gelosamente, anche perchè sono la testimonianza diretta del dinamico iter della conversione di un'anima.

Peppino Caminiti aveva solo tre anni quando i fratelli Nisticò, già e perchè Testimoni di Geova, venivano avviati al Confino. Crebbe, quindi, in ambiente gelosamente custode delle tradizioni cattoliche nel senso più completo del termine. Ancora oggi ricorda che suo nonno materno, Giuseppe Rudi ('e Turi), aveva fatto scolpire la Sacra Famiglia persino sul muro della casetta rurale che possedeva all' "Acquàru", nei pressi del Vodà.

Nel 1956, in pieno periodo di emigrazione, dal Sud verso il Nord d'Italia e d'Europa, anch'egli lasciò Badolato per andare a lavorare, da contadino, presso fattorie di contadini in Piemonte. Giunto ad Alba, prese immediatamente contatto con il Parroco della Parrocchia di appartenenza, da cui ricevette, tra l'altro, la possibilità di soddisfare la sua grande esigenza di lettura continua, varia, interessante. Ebbe tra le mani il periodico "Famiglia Cristiana", settimanale non ancora conosciuto a Badolato, anche perchè da poco aveva sostituito "Orizzonti". Ma fu mentre era in servizio militare, a Castelnuovo di Verona, nel 1958, che, avendo frequentato quasi per caso un corso biblico per corrispondenza, ottenne in regalo una Bibbia, di cui andò subito fiero, e con lui il suo Capitano, ma non altrettanto il suo Cappellano, che in un pubblico sermone ai soldati la battezzò "libraccio", distribuito da gente da cui stare alla larga. Cominciò per Caminiti una nuova esigenza e un nuovo impegno: il raffronto tra il testo biblico avuto in regalo e l'Edizione Ricciotti (3), acquistata allo scopo nel 1959 a Catanzaro.

Tra una lettura e l'altra arrivò l'ora della seconda emigrazione, questa volta in Svizzera (1960), e da qui per Einbek, in Germania (1962), dove il Caminiti ebbe, come è d'uso dire tra i Testimoni di Geova, "la conoscenza della verità". "Galeotto" (si fa per dire) fu il libro "Dal paradiso perduto a quello riconquistato", che gli regalarono alcuni "proclamatori" tedeschi, e che egli divorò, com'era solito fare fin da ragazzo con ogni libro.

Al "terzo grado" cui sottopose i proclamatori che gli avevano regalato il libro, seguì la partecipazione all'adunanza della Congregazione di quella città. E la sofferenza del dubbio, non lenita dalla lettera che il Segretario di Padre Pio gli faceva avere in risposta a una sua richiesta scritta di certezze, di luce. Poi venne la risposta della Betel, da Roma, che indicava in Catanzaro, via di Porta Marina n° 26, il luogo più vicino a Badolato in cui c'era la presenza dei Testimoni di Geova. Rientrato in Italia, il Caminiti andò di corsa a Catanzaro, e incontrò, finalmente, la gente che aveva tanto cercato. Tra i non numerosi fratelli di Catanzaro conobbe Giuseppe Codispoti, di S. Andrea Ionio, che aveva conosciuto i Testimoni a Ferrara dove s'era recato tempo prima per fare visita ai propri fratelli.

Era il 1969. Battezzati nel 1971, diedero origine al gruppo di Soverato. Nel 1977 vide la luce il gruppo di Chiaravalle Centrale, e poi quello di Serra S. Bruno. Nel 1986 si è costituito il gruppo autonomo di Badolato Marina, che per 12 anni ha avuto la sede in via Pisani n° 14. Dal 15 agosto 1999 gli ottanta Testimoni di Geova di Badolato s'incontrano, per studiare e pregare, nella bella sala del Regno che hanno eretto sul Montemanna, su suolo concesso dall'Amministrazione comunale, con il lavoro e il sacrificio di tanta gente di Badolato, di Calabria, d'Italia. Tra questi Peppino Caminiti e Cosimo Piroso, esemplari Testimoni di Geova che noi particolarmente ringraziamo, e per la disponibilità a collaborare con "La Radice", sempre dimostrata, e per le dirette, ricche e chiare testimonianze, senza le quali non sarebbe stato facile recuperare questo spaccato di storia non solo badolatese.

Tratto da La Radice

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