Pubblicata in data : 15/10/2004
Periodo storico : 17 Luglio 1942 - Giovedì
Tra la località di Scansapuhritri in terrotorio di S. Caterina, il timpone del Cardinale e Miseria, vasta proprietà della parrocchia di S. Nicola c'è "u Pantanu" seminativo arborato di Ia classe nella parte alta ed irriguo nella zona degradante verso est. Nei pressi del confine sud, prospiciente il trivio di scansa puhritri, a quota 96, una casa rurale a due piani: l'ha costruita negli anni Venti, mastro Gianni Spasari, attivo impresario edile badolatese, non solo per le necessità dell'azienda agricola circostante di cui era proprietario, ma anche - come usava in quegli anni - per andare a villeggiare con la moglie maestra Ciciarelli, con la figlia Franceschina, con il genero maestro Salvatore Cosenza e con la nidiata di nipotini che allegramente scorazzavano sull'ammattonata aia adiacente, o sotto gli ulivi, o sotto i tanti mandorli che fornivano abbondanti frutti per le salutari "murziunati".
Giorni fa, come per soddisfare un quarantennale desiderio, mi sono colà recato per dare finalmente uno sguardo all'unico rudere causato dalla seconda guerra mondiale nel territorio di Badolato.
È successo il 17 luglio del 1942. Quel giorno alcuni aerei americani (così li dice Nicola Caporale in un suo scritto), apparvero all'improvviso sul cielo di Badolato. Probabilmente decollati da una delle basi inglesi di Malta, erano forse sulla via del rientro quando un caccia italiano cominciò ad inseguirli: uno di essi, ormai isolato dal resto dello stormo, scaricò allora il suo mortale carico nel probabile tentativo di aumentare la velocità e sfuggire così al nemico dell'Asse. Gli aerei puntarono velocemente verso sud-est, ma le bombe (quante? tre? un grappolo?) piovvero verso il basso. Don Nicola Cosenza le vide cadere proprio sulla chiesa dell'Immacolata, ma all'ultimo istante gli parve che una mano le abbia spinte più in là. Gli aerei raggiunsero in un baleno il mare e scomparvero all'orizzonte; nè mai sapremo, noi uomini della strada, quale fosse il loro obiettivo, o se avessero in quel momento degli obiettivi. Ma le bombe caddero pesantemente al di là del Vodà, e nella zona del Pantano si sollevò un enorme nuvolone. Una folta e raccogliticcia "delegazione", comprendente alcuni carabinieri, un giovine membro della famiglia Cosenza, un esponente della famiglia Corea, e altri, si recò immediatamente sul posto, e vide ... quel rudere, ch'è ancora li, a testimonianza di quell'"ondata" che, sia pure marginalmente, ha investito anche il territorio di Badolato. I mandorli e gli ulivi erano rasi al suolo; tutt'intorno tante buche, un'infinità di schegge e qualche lepre, ancora calda ma morta. Sulla parete nord del fabbricato "miracolosamente" intatta una composizione di nove piastrelle di ceramica raffigurante la Madonna del Carmine.
Invano ho cercato tra le zolle una scheggia di bomba da farne concreta tagliente testimonianza della barbarie umana.
"E la Madonna del Carmine?" "L'abbiamo messa al sicuro, dopo un chiaro tentativo di furto". Al rientro a casa della mia accompagnatrice signorina Teresina Cosenza, abbiamo disposto in successione le tessere del mosaico: la Madonna del Carmine è apparsa nuovamente intatta come quel 17 luglio 1942.
Tratto da La Radice
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