Pubblicata in data : 15/10/2004
Periodo storico : 6 Aprile 1944
Aveva 32 anni quando è arrivato a Badolato nella prima quindicina di luglio del 1941: non proprio giovanissimo, ma certamente un giovane arciprete don Teodoro Rigitano, di Satriano.
Dalle numerose testimonianze orali non risulta che il nuovo arciprete avesse particolari grilli per la testa, pur se più di uno afferma ch'era un uomo determinato e non facilmente arrendevole.
Come forse pochi sanno la "processione dei misteri" che oggi ha luogo in Badolato Superiore Sabato Santo sino agli Anni Sessanta aveva luogo il Giovedì. Ed era invalsa l'abitudine tra i partecipanti maschi di sborniarsi, al Convento (con liquore e con vino) e arrivare un po' malconci in paese. Cosa che al nostro arciprete, ormai alla sua terza Pasqua badoltese, piaceva tanto poco; così come non sopportava facilmente alcuni gesti rituali all'interno della chiesa matrice durante la processione. Aveva così deciso di non far entrare la processione alla sua chiesa, al fine di far capire alla gente che le processioni sono cose serie e non si può, tra l'altro, prenderne parte da vvinazzati. Ancora oggi, a distanza di oltre cinquant'anni, c'è chi racconta che già nella chiesa di Santa Caterina la decisione dell'arciprete fu comunicata, sommessamente, ai fedeli, al poco pulito scopo di inasprirne gli animi e di prepararne la violenta reazione, con ciò sperando una sommossa di popolo verso un confratello non del tutto comodo.
E la sommossa ci fu. Quando la "croce di penitenza" si presentò alla Matrice per entrarvi, don Teodoro Rigitano tentò di impedirne l'accesso, ma fu violentemente spinto all'interno dal Cristo incappucciato che si servì allo scopo della croce che portava sulle spalle. Quel "sacrilego" gesto fu come il segnale della sommossa per tanti giovani che, in modo più o meno inconsulto, cominciarono a gridare contro l'arciprete, rincorrendolo. Questi corse verso la sacrestia, e da lì, anche con la copertura di qualche anima buona, s'infilò velocemente nell'atrio del municipio, e quindi al piano superiore nella casa del cancelliere Origlia, dove alcune buone donne presenti lo nascosero, nel vano di un balcone che dà su via Roma. Sdraiato per terra nel capiente spazio tra l'infisso esterno e quello interno, don Teodoro fu colto da febbre altissima. Qualcuno pensò bene di chiudere il portone del Municipio perché nella piazza si stava radunando gente non ben intenzionata. Arrivarono anche alcune casse di bombe a mano, di cui Badolato era piena dopo l'8 settembre del 1943. Una bomba a mano è stata sganciata da un giovine dalla scalinata est della chiesa, e una persona almeno è stat ferita, sia pure in modo molto lieve. Un capocellula del partito comunista locale tentò di orientare la rivolta verso scopi politici, ma è stato fortemente rimbrottato da un collega per cui l'intento fallì sul nascere.
"Successe il finimondo -scrive don Antonio Peronace nel suo libro 'Una vita per gli altri', Jason Editrice, 1993- dentro e fuori del sacro tempio, e quello che si verificò subito dopo meriterebbe una pagina di storia a parte.. Il povero confratello don Rigitano fu costretto a scappare verso l'una di notte, dopo avermi voluto fare nella caserma dei Carabinieri la consegna della Chiesa alla presenza del Tenente Comandante di Soverato e del V. Pretore dott. Pietro Scuteri; ed io stesso, quando da lui pregato di andare a casa sua a prelevargli alcuni importanti documenti, non ci rimisi la vita solo per l'evidente protezione di Dio e della Madonna... la Pasqua quell'anno si fermò al Venerdì Santo!". Mi ha spegato tempo fa l'arciprete Peronace che quella notte, mentre saliva la scala (esterna) della casa dove don Rigitano era in pensione per ritirare le carte richieste, sentì alle sue spalle il "clic" di un grilletto che si alzava, e poi a bassa voce: "No, chissu on è ihu, è Purvaràta."
Don Teodoro quindi, a tarda notte, con una fune era stato calato dal balcone in via Roma. Accompagnato in caserma dai carabinieri che nel frattempo erano arrivati anche da Soverato, fu poi portato via, sotto scorta, con una delle quattro autovetture che esistevano allora in Badolato. Dalla zona "Pezzi" qualcuno ha seguito la vettura a colpi di moschetto sino all'ultima curva di Zangàrsa, quando don Teodoro Rigitano spariva per sempre alla vista di Badolato.
Mi racconta un amico che allora aveva dodici anni, di avere ancora negli occhi il "plotone" di carabinieri che dalla caserma si è portato in piazza Santa Barbara per vigilare in armi durante la "cumprùnta" di quell'anno.
L'arciprete don Teodoro Rigitano fu poi a Mongiana, a Camini e poi a Satriano dove morì il 26 agosto 1987. Ai suoi funerali, come alcuni anni prima a Camini per la festa del 50° si sacerdozio, erano presenti alcuni Badolatesi che gli sono stati sempre amici e gli hanno voluto bene sino alla fine.
Tratto da La Radice
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