BADOLATO, IL SEQUESTRO DEL PORTO È DEFINITIVO

 

Inserita il 20/03/2005

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Badolato. La Cassazione ha rigettato il ricorso presentato da due indagati nel caso legato alla darsena Le Bocche di Gallipari
BADOLATO, IL SEQUESTRO DEL PORTO È DEFINITIVO
Il provvedimento disposto dal pm De Magistris, poi confermato dal gip e dal Riesame, è legittimo

Il porto turistico di Badolato, "Le Bocche di Gallipari", è e resta sotto sequestro. Il provvedimento inizialmente disposto dalla Procura della Repubblica nell'ambito dell'inchiesta su presunti illeciti connessi alla sua realizzazione e al suo utilizzo è definitivo. Inutile era stata l'istanza di riesame presentata dai difensori degli indagati al Tribunale, inutile è stato il successivo ricorso in Cassazione. La Suprema corte si è pronunciata: il sequestro disposto d'urgenza dal titolare delle indagini, il sostituto procuratore Luigi de Magistris, e poi fatto proprio dal gip, Flavia Costantini, è perfettamente legittimo.
La cosa equivale a dire che, oltre alla correttezza delle modalità d'intervento, è confermata anche la gravità indiziaria degli elementi messi insieme fin qui dagli investigatori, che avevano proceduto con estrema urgenza ad apporre i sigilli alla darsena, in considerazione delle ipotesi di reato già contestate a 4 indagati, e soprattutto in difesa dell'incolumità pubblica.
Questa sarebbe stata messa a rischio dal momento che, secondo quanto appurato delle Fiamme gialle con tanto di fotografie, la ditta concessionaria avrebbe iniziato ad ospitare da tempo nel bacino d'ormeggio numerose imbarcazioni, senza alcuna autorizzazione tecnica degli uffici competenti e, quindi, senza il necessario collaudo vincolato da tutte le certificazioni di sicurezza e funzionalità, e in violazione dell'ordinanza dell'Ufficio circondariale marittimo di Soverato che, considerato l'espletamento dei lavori di costruzione, aveva espressamente interdetto "la navigazione lungo il tratto di mare antistante la foce del fiume Gallipari (sede della darsena) oltre alla sosta e al transito lungo il tratto di arenile adiacente l'area, fino a una distanza di 20 metri dal cantiere".

Era il 4 agosto scorso quando i finanzieri del Nucleo provinciale di polizia tributaria, diretti dal colonnello Pietro Mazzotta, davano esecuzione al provvedimento sottoscritto dal sostituto De Magistris, che aveva da poco ricevuto il fascicolo d'indagine già aperto. Il 7 agosto, il giudice per le indagini preliminari Costantini, procedeva alla convalida e all'emissione della sua ordinanza di sequestro, sulla base di « un quadro indiziario grave - scriveva il gip - in ordine alla realizzazione abusiva e illegale del porto turistico, avvenuto in spregio della normativa a tutela della sicurezza della navigazione, delle persone e delle cose (del paesaggio in particolare) ».
Nell'ambito delle investigazioni, sul registro degli indagati finivano i nomi di 4 persone, nei cui confronti la Procura ipotizza, a vario titolo, i reati di falso ideologico, falso materiale, truffa (legata ai finanziamenti ottenuti per la costruzione del porto), inosservanza delle norme del codice della navigazione e delle leggi sulla tutela paesaggistica per l'esecuzione di opere, in tutto o in parte, abusive su suolo demaniale, e abuso d'ufficio.
E proprio i difensori di due sospettati, Gianfranco Gregorace, direttore dei lavori di costruzione del porto nonchè custode giudiziario della struttura (assistito dagli avvocati Salvatore Staiano e Nunzio Raimondi), e Mario Grossi, presidente della Salteg srl, società concessionaria della realizzazione della darsena (assistito dagli avvocati Armodio Migali e Concetta Nunnari), avevano poi impugnato la decisione del gip, proponendo ricorso al Riesame. I legali avevano dettagliatamente esposto i motivi di rito e di merito a sostegno delle proprie richieste nel corso dell'udienza di discussione di martedì 21 settembre, dopo aver depositato anche una nutrita documentazione, costituita fra l'altro da varie perizie, e sostenendo l'illegittimità del sequestro in questione, che avrebbe mancato dei requisiti di indifferibilità e urgenza. Tesi che però il Collegio presieduto dal giudice Caterina Chiaravalloti (a latere Carlo Fontanazza e Maria Flora Febbraro) non aveva ritenuto di condividere, rigettando, il giovedì 23 settembre, l'istanza di riesame. Gli avvocati difensori avevano dunque atteso le motivazioni di quella decisione, presentando infine il ricorso al Giudice supremo, sottoscritto dagli avvocati Staiano, Raimondi e Migali.

Mercoledì, davanti alla Terza sezione della Corte di cassazione, la discussione, che si è conclusa col rigetto dell'istanza difensiva.
Olga Iembo

Tratto da: Il Domani


Autore: Fausto

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