Inserita il 16/06/2005
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Badolato. Il direttore dei lavori fa il punto sull'intricata vicenda giudiziaria che lo ha coinvolto
Porto, le ragioni di Gregorace
«Da parte mia non c'è stata alcuna truffa aggravata»
BADOLATO- Sul porto "Bocche di Gallipari" di Badolato ancora sotto sequestro dalla magistratura, interviene l'ingegnere Gianfranco Gregorace per fare alcune precisazioni dopo le ultime vicende giudiziarie .
«Sul servizio pubblicato dal "Quotidiano" nelle pagine del soveratese nei giorni scorsi, relativamente alla decisione assunta dalla Corte di Cassazione che, ha rigettato il ricorso del Pm. di Catanzaro, convalidando l'ordinanza con la quale il Tribunale del Riesame revocò gli arresti domiciliari che il gip aveva a suo tempo disposto nei miei confronti, mi preme evidenziare che sulla vicenda del porto di Badolato si sono dette molte illazioni.
Una vicenda triste e rocambolesca che mi vede ingiustamente imputato di truffa aggravata. Quale direttore dei lavori mi preme porre al centro di una sorta di accanimento giudiziario con innegabili, pesanti pregiudizievoli ripercussioni per la mia immagine umana e professionale. Ripercussioni cui mi pare emergono dall'articolo, in quanto nel rievocare l'impalcatura accusatoria dell'inquirente viene messo in risalto la mega truffa e il colossale imbroglio, legati al porto che non c'è, di cui mi sarei reso responsabile secondo le ipotesi formulate dal pm De Magistris.
Ritengo trattasi di espressioni forvianti e del tutto personali atteso che l'illustre pm inquirente, pur nella sua chilometrica, illogica e generica elucubrazione accusatoria, non ha mai fatto ricorso, gliene do correttamente atto, ad espressioni come, mega truffa e colossale imbroglio, cosi tanto forti e colorite oltre che per quanto riguarda il porto sono fuori d'ogni realtà oggettiva».
Quindi secondo lei non sussistono gli estremi della truffa?
«Certamente, il fatto appare poi in tutta la sua gravità ove si consideri che dall'intera documentazione acquisita dalla Polizia giudiziaria e dagli insieme degli atti processuali nonché, infine dalle stesse valutazioni del Tribunale del Riesame prima e in successione dalla stessa Corte di Cassazione, risulta ampiamente deducibile l'inesistenza non solo della truffa aggravata ma anche qualsivoglia altro raggiro finalizzato all'erogazione di finanziamenti pubblici. Invero secondo le prospettazioni del De Magistris, la Regione avrebbe erogato tali finanziamenti in quanto tratta in inganno, da qui il reato di truffa, dalla produzione di due falsi certificati di collaudo, a firma di due privati professionisti, attestanti l'ultimazione dei lavori del primo tronco e l'agibilità del porto».
Lei sostiene che i fatti, vanno in direzione opposta?
«Non lo dico io ma sono suffragati da importanti riscontri processuali. Tengo a precisare che la Regione Calabria, ha erogato il primo, rimasto unico e solo finanziamento di appena 500 mila euro contro una spesa realizzata di 3.500.000 non già sulla base dei due presuntivamente falsi certificati di collaudo rilasciati da professionisti privati, ma esclusivamente in virtù dei verbali delle verifiche svolte da propri funzionari sulle opere che risultavano già eseguite. è del tutto evidente, come già da sola questa circostanza valga ed avanza per escludere in radice il trascinamento in inganno dell'Ente pubblico e, di conseguenza l'imputazione di truffa formulata a mio carico dal magistrato. Inoltre contrariamente a quanto affermato dal pm, i due certificati di collaudo firmati da ingegneri privati, erano stati a suo tempo prodotti non agli uffici della Regione, bensi agli uffici della Capitaneria di Porto di Soverato al fine di ottenere la revoca di una ordinanza con la quale detta capitaneria, su sollecitazione della stessa impresa costruttrice, aveva inibito, nella fase iniziale dei lavori, la navigazione dei natanti nello specchio d'acqua interessato dalla costruzione del porto. Mi preme sottolineare in ogni caso, che i certificati di collaudo redatti dai professionisti privati non erano e non sono da ritenersi falsi atteso che mi riporto alle motivazioni del Tribunale del Riesame, da un lato, sono stati riconosciuti-quanto alla sottoscrizione ed ai contenuti, come propri dai rispettivi firmatari, dall'altro le osservazioni in esse contenute corrispondono esattamente alle opere eseguite ed hanno trovato riscontro altrettanto esatto nei verbali di sopralluogo dei funzionari della Regione».
Lei ha piena fiducia che la verità verrà a galla?
«Questi sono i fatti e la verità che emergono dalla vicenda processuale in atto e che troveranno definitivo ed ampio riconoscimento, fatta salva la probabile e più fondata ipotesi di una archiviazione penale che andrà a concludere questa mia amara esperienza».
Franco Laganà
Tratto da: Il Quotidiano
Autore: Fausto
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