Inserita il 28/06/2005
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L'uomo aveva 47 anni ed era un dipendente di Trenitalia; è stato investito da una locomotrice
Emigrato badolatese muore a Chiasso
Lascia moglie e due figli. Ieri celebrati i funerali nel paese natio
BADOLATO- Antonio Lentini, 47 anni dipendente di Trenitalia, per tutta la vita aveva sognato, una volta andato in pensione, di ritornare al suo paese, Badolato, per godersi insieme alla moglie e ai due figli la sua casetta, costruita alla periferia di Badolato Marina, con enormi sacrifici.
Ma il suo sogno si è infranto nei giorni scorsi, alla stazione internazionale di Chiasso in un drammatico infortunio sul lavoro.
Il ferroviere aveva appena ritirato i documenti di viaggio da un treno giunto dall'Italia e si stava dirigendo verso il marciapiede per raggiungere il suo ufficio. Appena superato la locomotrice ferma, il Lentini è stato urtato da una locomotiva svizzera in manovra per agganciare un convoglio, il cui macchinista nulla ha potuto per evitare l'impatto che l'ha ucciso sul colpo, tra l'incredulità dei suoi colleghi che hanno assistito impotenti allo svolgersi dei fatti.
«Sull'episodio, ha dichiarato l'addetto stampa di Trenitalia, Giuseppe Bertoli, sono state aperte tre inchieste: una delle ferrovie svizzere, una della polizia cantonale e una delle ferrovie italiane. Lo facciamo soltanto per capire cosa sia accaduto, è un atto che dobbiamo al nostro collaboratore e alla sua famiglia distrutta dal dolore. Lo sfortunato Antonio abitava con la moglie, signora Vittoria, e i due figli Cristina ed Andrea, rispettivamente di 22 e 16 anni, a Pieve Emanuele, nel milanese. Era partito da Badolato negli anni dell'emigrazione, ad appena 16 anni, insieme a tantissimi giovani, per trovare lavoro in Germania, Svizzera e nel nord Italia, stabilendosi a Milano dopo aver vinto un concorso in ferrovia. Tantissimi sacrifici, lontano dalla famiglia, e poi il matrimonio con la sua coetanea Vittoria, compagna di scuola alle medie, oggi impiegata nelle scuole milanesi,e la gioia per la nascita di Cristina, oggi studentessa universitaria, e Andrea, studente delle superiori. Una famiglia calabrese unita, ben integrata nel tessuto sociale della cittadina milanese. «Antonio, ci racconta la moglie con le lacrime agli occhi, confortata dai figli, era un uomo eccezionale,un marito e padre di famiglia con sani valori cristiani. Innamorato della sua Badolato,vi ritornava spesso, non solo per stare insieme alla sua famiglia, ma anche per le vacanze in estate e in diversi periodo dell'anno, Natale e Pasqua. Era orgoglioso di essere riuscito, con tantissimi sacrifici, a costruire la nostra casetta in campagna, dove lui aveva lavorato tantissimo».
Signora quando ha visto l'ultima volta suo marito?
«La mattina, prima che partisse in missione per Chiasso, quale tecnico di stazione, dopo il caffè, avevamo dialogato per i preparativi delle nostre vacanze e del prossimo anno, per festeggiare i nostri 25 anni di matrimonio. Era felicissimo, e sognava anche di vedere i nostri figli laureati. A loro ricordava i suoi sacrifici da emigrato, l'impossibilità di non aver potuto studiare, e ripeteva spesso l'importanza dello studio e la necessità di essere istruiti. Quella maledetta mattina mi ha telefonato alle 10.30, dicendomi che stava per terminare il turno di lavoro e che sarebbe rientrato a casa nel primo pomeriggio. Purtroppo l'ho atteso invano, il suo corpo mi è stato consegnato in una bara». La signora Vittoria, tra i singhiozzi, non riuscendo a trattenere la sua emozione e il dolore per la perdita del suo Antonio, abbraccia i figli, ci chiede scusa e ci ringrazia per averlo voluto ricordare sul nostro giornale, che a Milano mostrerà ai suoi colleghi che lo stimavano molto per la sua cordialità e disponibilità. Per i funerali, che si sono svolti nella chiesa Santissimi Angeli Custodi di Badolato Marina, la comunità si è stretta attorno ai familiari per esprimere tutta la propria solidarietà per l'immatura scomparsa del loro caro.
Il parroco, don Salvatore Tropiano, nell'omelia funebre ha ricordato le doti umane di Antonio, il suo attaccamento ai valori della vita e della famiglia. All'uscita dalla chiesa, Franco Nisticò, fraterno amico di Antonio, ha rivolto brevi parole di circostanza.
«Ancora un dramma per la nostra comunità, ha detto Nisticò, un altro nostro giovane emigrato muore sul lavoro, lontano dalla sua terra, un dramma crudele che colpisce i nostri sentimenti, che butta nello sconforto la moglie, i figli, i genitori e tutti i familiari. A Vittoria, Cristina e Andrea, va tutta la nostra solidarietà. Il sorriso di Antonio, la sua voglia di vivere, resterà sempre nei cuori di tutti i Badolatesi» .
Un lungo applauso ha salutato per l'ultima volta Antonio, mentre la moglie e i figli, affranti dal dolore, abbracciano la bara del loro caro.
Franco Laganà
Tratto da: Il Quotidiano
Autore: Fausto
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