Inserita il 28/07/2005
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Badolato. L'ex presidente della Salteg commenta le ultime vicende delle "Bocche di Gallipari"
«Il porto ha bisogno di verità»
Giampiero Menniti: «Ricorso al Tar privo di fondamento»
BADOLATO - Un porto pensato per diventare volàno di sviluppo e rampa di decollo di un nuovo turismo per la costa ionica e finito, invece, sotto i riflettori della cronaca ormai da un anno. A commentare le ultime novità giudiziarie sulle "Bocche di Gallipari" è l'ex presidente della Salteg, società concessonaria della struttura, Giampiero Menniti.
Cosa può dirci sulla disposizione del pm che ha concesso alla ditta Marentech la restituzione dei pontili installati presso il porto?
«Si tratta di un provvedimento che va in tutela dei creditori della Salteg, che per i pontili, pur detenendoli, non ha fino ad ora versato neanche un centesimo alla ditta fornitrice, mentre quest'ultima ha parzialmente effettuato un'erogazione di oltre 70.000 euro alla ditta Marentech che li ha realizzati. La Investimenti Generali e la Marentech, anche se da posizioni differenti, hanno ritenuto più che opportuno che quest'ultima riottenesse i pontili sui quali aveva un riservato dominio secondo contratto. Alla Salteg non resta che pagare i danni alla Investimenti Generali, oltre che l'onere di rendere conto del fatto che i pontili siano stati utilizzati per svolgere attività illegale di ormeggio.
Come s'inserisce, a suo parere, nel contesto della complessa vicenda, il nuovo ricorso presentato al Tar da parte della Salteg?
«Nel merito, la presentazione dello stato delle opere inserita nel ricorso promosso presso il Tar dagli attuali amministratori della Salteg e dal direttore dei lavori, a mio parere è del tutto priva di fondamento poiché non riflette il reale stato delle strutture abusivamente realizzate e già indicate come tali dal collaudatore ufficiale la cui nota viene ignorata pur essendo stata inoltrata a suo tempo anche alla Salteg. Si tratta di una questione di buon senso: continuando a dare per scontato quanto propugnato dal direttore dei lavori e dagli amministratori della Salteg, la battaglia si snoderà su aspetti formali costruiti su un castello di sabbia: spero invece che prima o poi si possa fare luce sul reale stato delle opere e quando questo avverrà saremo all'epilogo della farsa».
Quale potrebbe essere lo scenario immaginato dalla Salteg per l'immediato futuro?
«Si può ipotizzare che, ottenendo dal Tar una sentenza favorevole, la strategia degli attuali amministratori della Salteg e del direttore dei lavori consisterebbe nel dimostrare che, pur se basato su falsi presupposti tecnici, essendo vigente il nulla osta ambientale il sequestro del porto non avrebbe ragione d'essere. In realtà, dal mio punto di vista, il sequestro ha ragioni più che fondate: occorrerebbe ringraziare pubblicamente il magistrato che è intervenuto a tutela dell'interesse pubblico e della pubblica incolumità. E' inutile ripetere quanto già più volte ribadito. Quello che conta è l'avere fornito ogni elemento a chi ha l'autorità per intervenire. D'altra parte, il pervicace accanimento con il quale gli amministratori modenesi ed il direttore dei lavori si stanno battendo per affermare tesi inconsistenti è il segno evidente del loro esclusivo interesse dietro al quale si snoda tutta la vicenda».
A quale interesse si riferisce?
«Il riserbo ed il rispetto verso l'attività del magistrato titolare dell'inchiesta e della polizia giudiziaria non verranno intaccati dalla mia risposta. E' del tutto evidente cosa accadrà e quali ricadute avrà sui responsabili, in sede penale e civile, se verrà dimostrato: che le opere realizzate abusivamente sono molto più consistenti di quanto si voglia far credere; che queste hanno completamente stravolto i fondamenti tecnici del progetto originario; che tali opere abusive hanno provocato danni ambientali consistenti; che tali opere hanno determinato nel breve volgere di un anno, anche l'insabbiamento dell'imboccatura del porto, come del resto era stato previsto nella perizia in mio possesso e nella nota ufficiale di diniego al collaudo; che è necessaria la demolizione e la ricostruzione della darsena. Se non si valuta questo, non si potrà mai comprendere il perché di un tale accanimento e dell'intreccio di vari soggetti ed interessi che vi è alle spalle».
Lei è fiducioso sugli esiti dell'indagine? Che ne sarà del porto?
«La complessa e grave verità sul porto di Badolato verrà ristabilita dall'autorità giudiziaria e solo dopo si potrà finalmente riparlare seriamente del porto e delle sue potenzialità, in un contesto, me lo lasci sottolineare, di ritrovata legalità. La parola passerà a tecnici competenti, ad imprenditori ed amministratori avveduti che si occuperanno di ricostruire l'opera e di renderla effettivamente agibile ed utile a promuovere un presidio di economia sana. Nel frattempo, occorre pazienza: la giustizia ha bisogno dei suoi tempi e va rispettata! Un'indagine non può essere svincolata dal contesto in cui è inserita e dai suoi protagonisti in negativo, non la si può fare divenire un fatto indipendente dalle attività di un'impresa e dai suoi responsabili: piuttosto, è doveroso agevolarne gli esiti affermando la verità, anche se questa fosse difficile da ammettere. Sono i contesti illegali che bisogna temere, disprezzare e combattere. Io ho fiducia e non mollo».
Tratto da: Il Quotidiano
Autore: Fausto
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