Ieri la manifestazione dei pescatori contro il sequestro del porto

 

Inserita il 21/10/2004

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BADOLATO - Oltre cento pescatori provenienti da Catanzaro Lido, alcuni con moglie e figli, altri dal Basso Jonio soveratese, insieme a commercianti ed operatori economici, si sono dati appuntamento ieri mattina davanti ai cancelli del porto "Bocche di Gallipari", posto sotto sequestro il 3 agosto scorso.

I pescatori hanno denunciato il dramma economico che stanno vivendo le loro famiglie dopo il sequestro della struttura, che li obbliga ad utilizzare, con notevoli disagi, il porto di Roccella e Crotone.
Sul posto, insieme ai pescatori, c'era il progettista e direttore dei lavori, Franco Gregoraci. «Ho voluto esprimere la mia solidarietà ai pescatori,che conosco uno per uno, per il dramma che vivono e per il danno economico che hanno subito, in quanto molti di loro non hanno avuto la possibilità di uscire con le loro barche per le battute di pesca, non potendo attraccare i pescherecci nel porto di Badolato.

Come custode giudiziale mi sono reso conto che all'interno del porto vi erano dei pescherecci ormeggiati e mi sono preoccupato di informare le autorità preposte e la guardia di finanza, visto che i pescatori non hanno dove portare le loro imbarcazioni, con tutti i rischi che comporta l'attracco alla boa. Molti di loro mi hanno riferito che non sono disponibili a buttare in mare imbarcazioni di centinaia di milioni, frutto di anni e anni di sacrifici e duro lavoro, da qui la loro caparbietà a portare la barca nel porto di Badolato, pur essendo posto sotto sequestro".

Ingegnere Gregorace, può fare chiarezza su questo provvedimento di sequestro? «L'illegalità che ci viene contestata riguarda l'allungamento del bacino di ormeggio di nove metri. Praticamente, rispetto al momento in cui è stata eseguita la progettazione dal sottoscritto, momento in cui la battigia era ad un certo punto e la situazione dei luoghi pure, quando abbiamo iniziato i lavori, nel 2001, siamo partiti dalla battigia, ma il bacino di ormeggio invece di essere lungo 143 metri, risultava 152metri, per cui l'abuso consisterebbe in questi nove metri in più dovuti a esigenze pratiche, visto che il di più non sta sulla terra ferma ,ma in mare».
Successivamente avete regolarizzato questa difformità?
«Certamente. Abbiamo fatto richiesta al Catasto per fare la verifica dello stato dei luoghi, inoltre abbiamo presentato un progetto di variante in cui spiegavamo la motivazione dell'occupazione dei nove metri, circa 3.500 metri quadrati, su una superficie complessiva di 24 mila, sulla quale avevamo avuto una concessione cinquantennale. Essendo un'area demaniale, abbiamo presentato la dovuta documentazione per metterci in regola».
Dopo la decisione del Tribunale del Riesame di non sbloccare la situazione, come intendete muovervi?
«Quando abbiamo fatto richiesta di variante, abbiamo chiesto la concessione edilizia in sanatoria. Il Comune di Badolato ha mandato il progetto alla Regione Calabria, che ci ha comminato un'ammenda in sanatoria di 30 mila euro, che noi abbiamo regolarmente pagato. Tengo a precisare che per il resto della struttura avevamo anche il nulla osta paesaggistico. Purtroppo tanti fattori hanno contribuito a complicare il caso, culminato con il sequestro. Nell'interesse di tutti mi auguro che la proposta del maxi emendamento del decreto Urbani, relativo ai luoghi paesaggistici passato al Senato sblocchi il sequestro del porto di Badolato».

Intanto, ieri mattina, i pescatori di Catanzaro Lido hanno minacciato proteste clamorose se la situazione non si sblocca al più presto. Se ne sono fatti portavoce alcuni pescatori e il presidente di una delle cooperative, il signor Ruggero.
«Noi facciamo questo lavoro da oltre trenta anni - ha detto - viviamo di pesca, perciò la chiusura del porto ci ha danneggiati notevolmente, in quanto siamo costretti a portare i nostri pescherecci al porto di Roccella o di Crotone, con notevoli disagi sia di spostamento che economici,considerando anche l'inagibilità del porto di Catanzaro Lido. Noi chiediamo di poter mettere al sicuro i nostri pescherecci e il porto di Badolato ci dava questa possibilità. Mi auguro che dopo questa protesta attraverso riusciremo a sbloccare questa situazione che mette in ginocchio le nostre famiglie».
Ancora drammatiche le dichiarazioni dei pescatori, che minacciano lo sciopero della fame e delle manifestazioni clamorose: «Abbiamo informato il prefetto di Catanzaro, ci sono cento famiglie che rischiano di chiedere l'elemosina, noi chiediamo soltanto di poter entrare nel porto per mettere al sicuro i nostri pescherecci». Un giovane pescatore si dispera: «Mi sono indebitato per comprare una barca di cento milioni per dare da mangiare alla mia famiglia, rischio di non poter pagare il mutuo e di essermi rovinato per tutta la vita soltanto perché la burocrazia chiude un porto, mandando sul lastrico centinaia di onesti lavoratori che in Calabria vivono di questo lavoro. I nostri politici, la Regione, cosa hanno fatto per tutelarci?». Interviene anche la moglie di un pescatore «Sono qui con i miei figli per denunciare la vergogna dell'operato di chi ci ha buttato nello sconforto e nella disperazione. Mio marito per questa situazione si è preso un esaurimento e rischia di ammalarsi, mentre le istituzioni stanno a guardare,vergogna».
Presenti sul posto per esprimere la solidarietà ai pescatori diversi amministratori di Badolato.
«Ci sentiamo vicini agli amici pescatori - dichiara il presidente del consiglio comunale, Salvatore Caminiti. - Se qualcuno ha sbagliato è giusto che paghi, ma è assurdo penalizzare una categoria di onesti lavoratori che sbarca il lunario con enormi sacrifici».
Presente anche il difensore civico del Comune di Badolato, Pasquale Andreacchio, che ricorda l'impegno dell'amministrazione comunale per sbloccare la situazione che ha dell'assurdo. Il consigliere provinciale Gaetano Stagno e il consigliere comunale Giuseppe Carnara, a loro volta, hanno assicurato il loro fattivo impegno a sostegno delle rivendicazioni dei pescatori.
Anche Franco Nisticò coordinatore del comitato di lotta per la 106 e la ferrovia, insieme ai commercianti e a Giuseppe Gallelli, in rappresentanza degli operatori economici, ha evidenziato i danni economici e d'immagine provocati dal sequestro del porto.

Tratto da Il Quotidiano


Autore: Fausto

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