T O P I C R E V I E W |
Fausto |
Posted - 07 March 2005 : 09:09:47 Dick Pound, presidente dell'Antidoping mondiale dopo la sentenza di Torino. "Il club dovrebbe ridare indietro quello che ha guadagnato" "La Juventus va punita era doping deliberato" di EMANUELA AUDISIO
Dick Pound SIGNOR Dick Pound, è informato sulla sentenza Juve? "Sì. Ho seguito la vicenda sui giornali, all'estero ne parlano. Io vivo in Canada e sto aspettando alcune traduzioni degli atti del processo e della motivazione della sentenza".
La sua impressione, come presidente della Wada, l'Agenzia mondiale antidoping? "Che ci siano pochi innocenti. I calciatori sapevano, i dirigenti anche. Il calcio ha sottovalutato l'uso del doping o meglio lo ha nascosto. Non si deve sapere, non si deve chiedere. I presidenti strapagano i giocatori, li vogliono in campo, non fuori per squalifica. Hanno sborsato soldi, non vogliono vedere vanificato il loro investimento. Già me li vedo: come osate fermare un mio campione?".
Ecco, appunto, come osare? "Chi sbaglia paga. Io sono avvocato, se faccio errori ne sopporto le conseguenze. Chi pubblica notizie false viene licenziato, no? Chi non rispetta le regole deve renderne conto. 281 medicinali nell'armadietto del dottore: non era una squadra, ma un pronto soccorso, io sono rimasto fermo al fatto che chi fa sport è in buona salute".
E ora cosa dovrebbe succedere, signor Pound? "La Juventus tutta dovrebbe essere punita. Quello che faceva non era a caso, il doping era deliberato e programmato. Giocatori ingenui e inconsapevoli? Ma chi ci crede? Non mi si venga a dire che è stata solo colpa di un medico impazzito. La Juve ha frodato e ha guadagnato su quella frode: in fama, soldi, pubblicità".
Quindi? "Quindi a parte annullare i titoli dovrebbe anche ridare indietro quello che ha guadagnato illegalmente, e magari dovrebbe darlo alla Wada, almeno avremo più mezzi per combattere il doping. Mi auguro che in Italia Coni e Federcalcio stiano pensando a dare segnali forti, una specie di ammonimento severo, alla Juve e a tutte le altre squadre. Non si tratta di vendetta, ma di giustizia, un modo per dire: attenzione, vi teniamo sotto controllo, non potete continuare così. Perché il doping nel calcio c'è stato e c'è, è diffuso, ma bisogna avere voglia di cercarlo. E dichiarare tolleranza zero ai dopati, anche a quelli del pallone".
Blatter, presidente della Fifa, dice che i titoli vinti restano. "Blatter ha sempre chiuso gli occhi sull'inquinamento del calcio. Gli sembrava che gli altri sport fossero un po' sporchi, invece il suo molto pulito. Ma l'anno prossimo ai mondiali in Germania ci saranno controlli incrociati, sangue e urine, e questo è un bene. Anche perché gli sport di squadra spesso addossano la responsabilità a qualcun altro, mentre in quelli individuali è più difficile nascondersi dietro colpe altrui".
Il Cio però ha tolto medaglie, con effetto retroattivo, anche a campioni olimpici. "Possiamo andare indietro fino a otto anni. E lo facciamo. Dobbiamo cercare di dare un segnale: chi fa il furbo non la scampa. E' brutto essere ingannati e poi sentirsi dire: dai, fa niente, è tutto passato. Intanto però sei salito sul podio, hai avuto successo, anzi l'hai rubato".
Su quante medaglie pulite dei Giochi di Atene giurerebbe? "Non mi illudo, non voglio fare percentuali. Però so che abbiamo scoraggiato chi ci voleva provare, convinto dell'impunità, e che altri li abbiamo fermati. Chi voleva usare il Thg non ha potuto. Il segnale non è stato: prego, venite e fate i vostri comodi in vena".
E' vero che le provette di Atene sono congelate? "Sì. Quando la ricerca scientifica ci darà mezzi migliori cercheremo di scoprire se in passato abbiamo premiato un ladro e prenderemo provvedimenti. Intanto archiviamo, convinti che è una gara in salita, ma che non dobbiamo scendere. Non voglio sentire dire che la guerra al doping è inutile. Rimediare si può e si deve".
Lei ad Atene usò una frase di Churchill. "Dissi che eravamo alla fine dell'inizio. Intendevo che dovevamo sensibilizzare anche i governi, le cose funzionano se c'è la volontà di tutti e una forte collaborazione. La battaglia al doping deve essere più organica, perché ci sono paesi che seguono certe procedure e altri no, in queste condizioni non c'è omogeneità".
E' stata la giustizia ordinaria a processare la Juve. "Credo che sarebbe meglio se lo sport restasse allo sport. Se l'Agenzia mondiale Antidoping potesse in futuro, con criteri uniformi, occuparsi dei suoi casi e dare risposte uguali a casi uguali, senza che esistano troppe differenze. Altrimenti mi pare chiaro che ogni tribunale di paese giudicherà in una sua maniera e questo può aumentare la confusione".
Tanti calciatori con il morbo di Lou Gehrig. "Non sono un dottore, ma io ne sarei preoccupato. Comincerei a chiedermi se si può studiare il fenomeno e andare a fondo. Cosa prendevano questi giocatori? Come venivano curati? C'è un mondo là fuori che dobbiamo tenere sotto controllo e che ha più teste dei draghi. C'è il doping genetico che è il futuro e per quello ci siamo attrezzati con la consulenza di nuovi esperti scientifici e c'è l'uso di epo in passato. Se facciamo finta di niente finiamo tutti prigionieri. Con le spalle al muro però devono finirci loro, i truffatori".
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