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Titolo Rubrica : GALILEO GALILEI: “Tra letteratura e scienza”


Pubblicata in data : 23/11/2004



Galileo Galilei, grande scienziato del seicento, rappresentò uno fra i più grandi produttori di prosa, soprattutto dei suoi tempi. Numerose sono, infatti, le sue opere, tra opuscoli vari e trattati ma la fama gli venne assicurata dalle più famose: “Sidereus Nunciu”, “Saggiatore”, “Dialogo dei massimi sistemi” e “Dialoghi delle scienze nuove”. Il “Saggiatore” rappresenta la prima tappa della “coscienza scientifica” del metodo galileiano. Stampato dai Lincei il 1623 risulta uno scritto polemico, noto come chiara difesa del famoso “discorso sulle comete” fatto subito dopo l’apparizione in cielo di alcune comete, e come risposta decisa e convinta da parte di uno dei suoi discepoli ( ma probabilmente fatta direttamente da lui che aveva usato il “prestanome” del discepolo per motivi di censura che lo obbligavano al “silenzio totale”). Una risposta di difesa all’attacco mosso da gesuita Grassi prodotto dalla sua opera “Libra Astronomica”. Il Grassi cerca, nella sua opera, di pesare le idee del discepolo di Galilei con la “libra” (la famosa bilancetta con cui l’orefice saggia l’oro) dimostrando gli errori dello stesso Galileo Galilei e tentando di distruggere la sua grande figura di scienziato del tempo. In questo contesto particolare Galileo Galilei si interroga come mai tutti i dati scientifici elaborati dalla sua esperienza siano sempre stati oggetto dell’invidia altrui e di tutti quei detrattori spinti esclusivamente alla distruzione completa delle sue ricerche. Chiarisce, inoltre, la sua posizione serena e imperturbabile di scienziato giudicando il “sapere” una vera e propria “attività” e sostiene fortemente che il “saggio” è e soprattutto deve essere un “uomo attivo”. Nella sua opera cerca soprattutto di esaminare l’opera del Grassi in tutti i suoi punti iniziando proprio dal suo titolo.

La polemica del Grassi consisteva, comunque, in tre punti particolari e precisi:

1) che la cometa fosse una stella lucida;

2) che il moto apparente era rettilineo;

3) che il cannocchiale non ingrandiva la cometa lontana.

Questo rappresentò per il Nostro un metodo, che denunciò aspramente, dogmatico falso e frivolo e, quanto al suo cannocchiale, spiegò la tecnica e le modalità della sua invenzione facendo capire tecnicamente come funzionasse: la causa del maggior rincrescimento è nell’allungamento del telescopio e non nella lontananza degli oggetti; nel caso in cui il telescopio non si poteva più allungare l’ingrandimento restava lo stesso. Il Nostro tenta, in questa opera, di determinare l’origine di quel fenomeno straordinario, l’apparizione delle comete, seguendo la “leggenda dell’uomo solitario alla ricerca della causa dei suoni” e dimostrare che la “natura si nascondeva in un mistero”. Secondo Galileo Galilei l’uomo deve sempre tentare la via della “conoscenza reale e meccanica delle cose anzichè rifarsi ad Aristotele e agli altri studi non creativi”. Tutto ciò rappresenta, oltre al tono polemico e provocatorio dell’opera stessa, un’ansia ed un concreto tentativo galileiano a ricercare un “nuovo sistema”. Partendo infatti da quest’ultima definizione, vorrei approfondire meglio il cosiddetto “metodo sperimentale della nuova scienza” di Galileo Galilei perché rappresenta una svolta ed un punto fermo per la “scienza seicentesca del tempo” e per il suo medesimo futuro. Bene, il metodo galileiano distingue nettamente il “mondo dell’esperienza fisica” da quello della “metafisica”. Ricerca, pertanto, il e non il delle cose. Questo grande scienziato risulta il “teorizzatore” di una “esigenza eterna dello spirito”. Teoria nata dalla famosa “crisi dell’aristotelismo” dell’epoca e dalla nuova concezione della “dignità umanistica dell’intelligenza umana”. Il Nostro distingue, infatti, la <>, mettendola da una parte ben precisa, e <> ponendola dalla parte opposta. Due mondi completamente diversi che affermano che alla base del conoscere c’è solo “l’esperimento della natura” nato e retto dalla “osservazione razionale”. In questo caso, la “mente umana” risulta “creatrice”, non perché osserva e nota, ma perché è proprio dall’esperienza empirica che trae leggi matematiche e perfette: perfette come se Dio stesso le avesse create. Infatti, secondo Galileo Galilei, “l’uomo, fatto a somiglianza di Dio, è quasi come Dio. La differenza è quantitativa e non qualitativa. Dio conosce tutto, l’uomo soltanto quello che ricerca col suo metodo e che si divide in quattro momento:

1) l’osservazione dei fenomeni naturali;

2) l’ipotesi, che lo scienziato trae dalle relazioni ed intuizioni dei fenomeni osservati;

3) l’esperimento, che è una prova e una conferma della ipotesi;

4) la legge, che è un principio matematico eterno divino e che è l’esperimento dell’ipotesi della osservazione confermata dalla ragione.

Con questo nuovo “metodo rivoluzionario” il divino e l’umano del Rinascimento vengono totalmente superati insieme a tutte le altre concezioni rinascimentali e Galileo Galilei si pone in aperta polemica e discussione con l’aristotelismo e la civiltà antica.

L’antichità, l’aristotelismo e il Rinascimento avevano esaminato la natura e le loro analisi o si esaurivano nella “ricerca finalistica” (cioè a cosa tendeva) o nella “ricerca della causa” (cioè l’essenza della natura) o “nell’ammirazione fiabesca e mitica” della natura stessa o nella concezione di “Dio nella natura”. Galileo Galilei rivoluzionò il modo di pensare, con una “voce nuova” chiara e decisa, venerando Dio attraverso la ragione che studia la natura e scoprendo non “il mondo di Dio” ma ”il mondo dell’uomo”. C’è in questa nuova concezione il trionfo della ragione che osserva la natura e la conquista nelle leggi del suo evolversi e nel suo continuo manifestarsi. La natura ha leggi e linguaggi matematici che sono “triangoli ed archi” ma l’uomo può, attraverso la sua “intelligenza”, ricercare l’ordine e le leggi stesse con cui Dio compose questo mondo. Il “metodo” galileiano concilia quindi Dio, natura e uomo in modo che scoprire le leggi della natura è come scoprire Dio e scoprirsi allo stesso tempo divini. “La scoperta del mondo è una scoperta dell’uomo attraverso al scoperta di Dio.”





Autore Guerino Nisticò

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