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Titolo Rubrica : PIRANDELLO: la poetica e i suoi temi fondamentali


Pubblicata in data : 23/11/2004



Pirandello sintetizza i temi fondamentali della sua poetica in tre punti precisi, che, attraverso varie forme e combinazioni, spesso dominanti in tutte le sue opere, lui stesso mette in luce nella prefazione di “Sei personaggi in cerca di autore”: << quelli che per tanti anni sono stati i travagli del mio spirito: 1) l’inganno della comprensione reciproca fondato irrimediabilmente sulla vuota astrazione delle parole; 2) la molteplice personalità d’ognuno secondo tutte le possibilità d’essere che si trovano in ciascuno di noi; 3) il tragico conflitto immanente tra la vita che di continuo si muove e cambia e la forma che la fissa, immutabile>>.

Pirandello concepisce la vita come un “flusso spontaneo, inarrestabile, profondo” che le circostanze dell’esistenza e le convinzioni sociali ci obbligano a bloccare in “forme” fittizie e superficiali. Sono i ruoli che rivestiamo nella società, i doveri e le abitudini che ci siamo imposti, le immagini che gli altri si fanno di noi e quelle che noi stessi ci costruiamo, finzioni necessarie ma in autentiche, incapaci di rispecchiare il nostro intimo modo di essere attraverso un gioco di maschere che passano in un soffio per assegnarne il posto subito ad altre. Gli uomini, poiché stretti tra il fluire della vita e la fissità delle forme, sono inevitabilmente estraniati dai loro impulsi profondi e soffocati da convenzioni e da obblighi che li snaturano; e se, “in certi momenti tempestosi”, il flusso violento dei desideri , degli istinti e delle passioni “straripa e sconvolge tutto” scoppiano tragedie improvvise capaci di sconvolgere le abitudini, i valori, gli affetti che sembravano dare un seno a tutto. Pirandello, attraverso la famosa teoria della “frantumazione dell’io”, spiega che chi cerca di liberarsi dalla prigione delle finzioni per mettere a nudo il suo vero volto, scopre che la sua identità è inscindibile dalle maschere che indossa e che è impossibile dar voce alla propria autentica natura: il fluire “continuo, incandescente, indistinto” della vita che scorre dentro di noi non si può afferrare e definire una volta per tutte, e il nostro io ci appare come una continua lotta di “più anime diverse e perfino opposte, più opposte personalità”. Tutto questo è frutto dei diversi modi in cui ci vedono gli altri, ma anche degli inganni che noi stessi ci costruiamo, per non essere costretti a percepire l’insensatezza della vita e quindi “il suo vuoto interno a cui l’uomo non può affacciarsi, se non a costo di morire o di impazzire”. Da qui prende forma “il relativismo” di Pirandello che ci fa capire che, se non possiamo conoscere la verità su noi stessi, a maggior ragione non possiamo conoscerla a proposito del mondo esterno. Non c’è, fuori di noi, una “signora realtà” uguale per tutti, che si possa descrivere oggettivamente, ma tante realtà che ciascuno si costruisce a modo suo, dal suo particolare punto di vista. Così le parole con le quali ci illudiamo di comunicare tra noi ci inchiodano, alla fine, alla solitudine e all’estraneità: <> (il pensiero testuale dell’autore spiega benissimo le tesi sostenute sopra).

PIRANDELLO: SENTIMENTO E RIFLESSIONE

Il Nostro è consapevole che, per dar voce alla sua particolare visione del mondo, non è possibile appoggiarsi sulle tradizionali concezioni dell’arte. Prende infatti le distanze tanto dalle poetiche veristiche e decadenti quanto dall’idea crociata della “poesia” come “intuizione pura”, sgombra da ogni intrusione delle componenti razionali e filosofiche. Lo scrittore umoristico, come egli definisce se stesso, deve far interagire, come possiamo notare anche nel suo teatro, “la fiamma del sentimento” con “l’acqua diaccia della riflessione”, che ne analizza e ne critica freddamente gli slanci: l’accostamento di questi atteggiamenti opposti mette a nudo le incongruenze dell’esperienza quotidiana e le sfasature tra ciò che appare e ciò che veramente è. Così, anzichè mirare all’ordine, alla coerenza, all’armonia, l’umorista crea opere scomposte, dissonanti, stridenti, che vogliono spiazzare il lettore, scardinare i meccanismi del senso comune. In questo quadro particolare si colloca al distinzione tra “comico” e “umoristico” illustrata da Pirandello con un esempio famoso che io vorrei riportare qui per una maggiore comprensione. - Supponiamo di vedere <>; la nostra prima reazione è di ilarità, perché avvertiamo che quella vecchia signora <<è il contrario di quello che dovrebbe essere>>: fin qui siamo nell’ambito comico. Ma se andiamo oltre questa impressione superficiale e mettiamo in funzione la riflessione, essa può suggerirci che <>. In quest’ultimo caso nasce invece un sentimento di pietà, opposto al precedente: questo processo di sdoppiamento, per cui l’umorista <> è chiamato da Pirandello il “sentimento del contrario” : un misto di riso e di pianto, di disprezzo e compassione, di fronte alla “pena di dover vivere così”.

NOTE:

Ho partecipato con grande interesse alle diverse attività culturali organizzate da lei durante questi mesi intensi del suo corso:

1) Convegno su Francesco Flora del 26/27 novembre 2002;

2) Seminario su “Letteratura e scienza” (studi filologici dell’opera di Galileo Galilei) del 06 dicembre 2002;

3) Ciclo di film, Accattone - Mamma Roma - Il Vangelo secondo Matteo, sul cinema di Pasolini;

4) Ciclo di seminari su Pasolini: cinema e teatro ( fatti subito dopo le visioni dei tre film);

5) Seminario tenuto da lei in persona in aula N sulla “Lettura del testo poetico” del 15 gennaio 2003




Autore Guerino Nisticò

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