Pubblicata in data : 23/11/2004
In questa breve guida ho cercato di riassumere gli aspetti di una delle più diffuse droghe leggere.
La marijuana, come l'hashish è una sostanza tradizionalmente classificata tra le droghe leggere che si ricava dall'essiccazione delle infiorescenze e delle foglie della canapa. Quest'ultima è una pianta erbacea annua e dioica - cioè con i fiori solo maschili o solo femminili a seconda della pianta - il cui nome scientifico è Cannabis sativa). Fu classificata con questo nome già nella seconda metà del 1700 da Carlo Linneo, il celebre scienziato inventore del sistema di classificazione binario. Raggiunge i 2 metri di altezza, ha stelo dritto con foglie opposte formate da 5, 7, 9 e fino a 11 punte. I fiori negli individui maschili sono disposti in pannocchie terminali, mentre negli individui femminili sono disposti in agglomerati di infiorescenze compatte. E' soprattutto in queste infiorescenze degli individui femminili che è concentrato il principio attivo della marijuana, il THC presente nei maschi e nelle foglie in modo molto meno concentrato.
In questa figura sono visibili le differenze tra gli individui femminile e maschile della pianta.
Da un punto di vista botanico la canapa si presenta però in molte varietà e vi è una controversia sulla sua classificazione tassonomica. Secondo la tassonomia ufficiale moderna la Cannabis va inclusa nella famiglia delle Cannabaceae, insieme al luppolo, dopo essere stata inserita in passato prima tra le Moracee e successivamente tra le Urticacee. La classificazione di D. E. Janichewsky, che risale al 1924, prevede l'esistenza di tre differenti specie di piante (anche se queste sono tra loro feconde!): la Canapa sativa, la C. indica e la C. ruderalis. Esiste però una classificazione alternativa, proposta da Small e da Cronquist nel 1976, che sostengono l'esistenza di una sola specie molto variabile, la Canapa sativa, che si presenta nelle due sottospecie sativa e indica. Entrambe le sottospecie avrebbero poi numerose varianti selvatiche e domestiche a seconda del luogo e del tipo di coltivazione.
Accanto alla Canapa sativa tipica di America e Europa, ampiamente coltivata fino agli inizi del '900 e caratterizzata da una bassa concentrazione di THC, si deve ricordare soprattutto la Canapa indica. Quest'ultima cresce spontaneamente nei paesi del sud, raggiunge il metro ed è ricchissima di resina e di principio attivo. E' da questa che si ottengono hashish e marijuana. E della Canapa indica esistono poi numerosissime varietà.
Queste precisazioni sono molto importanti perché dalla Canapa non si ricavano soltanto delle droghe o dei prodotti psicoattivi. Esistono e storicamente sono sempre esistiti numerosi e importanti altri derivati di questa pianta da cui si ottengono - in realtà si ottenevano abbondantemente in passato - tessuti, carta, alimenti per animali e produzione di oli. Proprio a causa della differente destinazione dei suoi derivati da una parte per la produzione delle droghe e dall'altra per un uso tessile e industriale della canapa sativa, le due piante sono state spesso considerate come specie differenti.
La coltivazione e l'utilizzo della Cannabis ha inizio circa nel 6000 a.C... Utilizzata per moltissimi secoli da moltissime popolazioni. Nel 3000 a.C. venne eletta in Cina "Erba superiore".
Addirittura secondo un lungo e complesso studio realizzato negli Stati Uniti da alcuni scienziati è emerso che Cristo e i suoi discepoli utilizzavano la cannabis per operare "miracolose" guarigioni. «Del resto - ha spiegato Chris Bennet, massimo studioso di droghe in Usa e autore di libri fra cui: "Green Gold the Tree of Life: Marijuana in Magic & Religion" - l'erba aveva un ruolo importante nelle usanze giudaiche». Carl Ruck, professore di Mitologia classica all'università di Boston ribadisce con fermezza come la cannabis avesse un qualche ruolo di primissimo piano nell'ebraismo. Con buona approssimazione si può quindi affermare che Gesù è stato uno dei primi sostenitori dei poteri terapeutici della cannabis.
Una tradizione, quella della marijuana, che si ritrova nelle etnie di moltissimi paesi. In Giamaica, ad esempio, la cultura rastafari la usava e la usa ancora oggi come sacramento (simile alla nostra comunione), con lo scopo di avvicinare il rasta a Dio e aiutarlo nella meditazione.
A metà del XIX secolo, a Parigi, intellettuali del calibro di Baudelaire, Balzac e Dumas padre fondarono addirittura un circolo di grandi fumatori, denominato Club des Haschischiens. Agli inizi degli anni ’20 si diffuse il consumo negli Stati Uniti che, con gli anni ‘60 e ’70, diventò di massa anche in Europa, soprattutto tra i giovani. La prima descrizione scientifica degli effetti della marijuana si ebbe nel 1934 da W. Bromberg, uno psichiatra americano, che, dopo averla fumata, descrisse la seguente sequenza: un leggero stato d’ansia che dura alcuni minuti, seguito da euforia, riso incontrollato, fluire rapido delle idee, sensazione di leggerezza del corpo; dopo circa un paio d’ore, sonnolenza e successivo sonno profondo; al risveglio nessun problema particolare con ricordo perfettamente conservato di quello che era accaduto.
Numerosi studi successivi hanno sostanzialmente confermato gli effetti descritti dal medico americano, anche se la variabilità individuale è grandissima, dipendendo dalle caratteristiche peculiari di ognuno di noi, ma anche dal contesto in cui avviene il consumo della droga. Ci sono alcune persone che possono registrare allucinazioni, alterazioni della coscienza e della memoria con disturbi del linguaggio. In psichiatria si registrano casi di persone con problemi psicotici che possono veder peggiorato il proprio quadro dall’uso di marijuana e anche attacchi di panico e crisi di ansia gravi soprattutto in personalità definite “rigide”. Poiché cuore e cervello sono i bersagli della marijuana, ovviamente persone che soffrono di aritmie o di altri disturbi cardiaci e cerebrovascolari possono avere un peggioramento della malattia dall’uso della sostanza. In linea generale, però, l’uso occasionale di marijuana non comporta gravi conseguenze se non l’aumento della sonnolenza, che può avere ripercussioni, molto pericolose, sulla guida delle automobili, soprattutto se la marijuana si somma all’alcol. Nei consumatori cronici (tutti i giorni, diverse sigarette al giorno) diversi studi hanno registrato una sindrome da demotivazione: il fumatore accanito di marijuana e, soprattutto, di hashish, si mostra apatico, senza alcun interesse verso la vita, con segni fisici netti: tachicardia, astenia, iperemia congiuntivale (occhi iniettati di sangue), disturbi respiratori (enfisema, bronchiti croniche). Confortante è il dato che non esiste overdose né dipendenza fisica. Nessuno è mai morto a causa della marijuana né l’astinenza produce un quadro simile a quello dell’astinenza da eroina. C’è indubbiamente una dipendenza psicologica che, nel consumatore accanito, può dar luogo a una maggiore vulnerabilità verso altre, ben più devastanti, droghe.
Ma la marijuana sembra avere anche degli usi terapeutici. L'uso medico della Marijuana è stato recentemente legalizzato da due referendum in California e in Arizona dove rispettivamente il 54% e il 65% dei votanti hanno deciso che d'ora in poi il possesso e l'uso della marijuana non sono più proibiti se c'è la prescrizione medica. Il limite massimo fuori casa è un'oncia, cioè 28,35 grammi. Negli Stati Uniti comunque la battaglia infuria perché, per le leggi federali la marijuana è ancora una droga, non ha valore medicinale e non può essere prescritta. Quindi, teoricamente, i dottori che la prescrivono, potrebbero essere anche perseguiti legalmente. La discussione, soprattutto politica, americana, mette comunque in evidenza alcuni aspetti sull'utilizzo della marijuana in campo medico e in particolare in alcune sindromi legate all'AIDS. Le proprietà della marijuana come antinausea e come stimolante per l'appetito sono ben conosciute e ciò ha orientato la ricerca verso lo studio del suo possibile utilizzo da parte di persone affette da sindrome da deperimento (ad esempio nei casi di tumore e di AIDS). Poiché molti effetti vennero attribuiti al tetraidrocannabiolo (THC), la componente psicoattiva maggiormente studiata, nel 1985 venne approvato il MARINOL, (THC sintetico in compresse) come trattamento contro nausea e vomito associati alla chemioterapia nei pazienti in cui i farmaci tradizionali non avevano avuto effetti benefici. Studi successivi hanno portato alla approvazione nel dicembre 1993 da parte della Food and Drug Administration (l'ente americano preposto all'approvazione dei nuovi farmaci ) dell'uso del Marinol nell'anoressia legata a perdita di peso nei pazienti affetti da AIDS. I sostenitori del Marinol promuovono il farmaco per la sua 'purezza' nei confronti della marijuana, la quale contiene altre sostanze attive oltre al THC. Tuttavia è proprio l'osservazione di queste altre componenti che appassiona gli studiosi alla ricerca delle cause dei maggiori benefici riportati dai fumatori di marijuana rispetto ai consumatori di Marinol. Benché le persone affette da HIV abbiano fatto uso di marijuana per diversi motivi, inclusi alleviamento del dolore e della nausea, una delle ragioni più importanti del suo impiego è quella di stimolare l'appetito , in modo particolare nei pazienti affetti da sindrome da deperimento. Tuttavia, il deperimento o la nausea non sono semplicemente la perdita di peso o l'appetito; diversi fattori e meccanismi contribuiscono a questa sindrome. Uno di fattori più significativi legati al deperimento da AIDS è una sproporzionata perdita di massa muscolare. Il deperimento è una sindrome con eziologia complessa, che può comparire anche in presenza di una adeguata dieta alimentare. L'ormone umano della crescita, sintetizzato in laboratorio (Serostim, prodotto da Serono) risulta essere l'unico farmaco approvato che dimostra di essere in grado di poter stimolare l'incremento della massa muscolare (esclusi gli steroidi anabolizzanti), ma il suo costo eccessivamente elevato lo rende poco accessibile a molte persone affette da HIV. In corso di infezione da HIV, il sistema immunitario produce delle sostanze , come il fattore alfa di necrosi cellulare (TNF), che verosimilmente contribuiscono allo sviluppo della "sindrome da deperimento" e stimolano la proliferazione del virus. Alcuni studi di laboratorio hanno dimostrato che il THC e probabilmente altri componenti della marijuana riducono la produzione di queste sostanze e questo potrebbe rappresentare una base razionale per nuovi studi sull'uso terapeutico della marijuana in corso di AIDS. Un argomento tuttora molto dibattuto rimane comunque quello dei danni causati dal fumo di qualsiasi sostanza. In particolare nei pazienti affetti da AIDS che 'fumano' il rischio di contrarre una polmonite da aspergillo (un fungo le cui spore sono presenti in hashish e marijuana) è molto alto. Il processo di combustione inoltre da origine a sostanze nocive quali il tabacco e altri carcinogeni, sia che si fumi tabacco, sia che si fumi marijuana.
Secondo un altro studio Gli adolescenti che fumano marijuana hanno una probabilità molto più alta rispetto agli adulti di sviluppare dipendenza da altre droghe. Lo studio, condotta dal Queensland Istitute of Medical Research e pubblicato dal Journal of the American Medical Association, sostiene che - poiché i gemelli condividono l'educazione e i geni - le loro esperienze in materia di droga possono essere comparate in modo affidabile. Lo studio indica che chi comincia presto a fumare spinelli ha una probabilità doppia del gemello di diventare dipendente da alcol a altre droghe entro i 30 anni, una probabilità due volte e mezza maggiore di usare eroina e almeno quattro volte maggiore di usare cocaina, anfetamine e allucinogeni come Lsd. La ricerca, che alimenta le crescenti preoccupazioni sui danni legati alla cannabis, è l'ultima a considerare la controversa questione se questa costituisca la 'porta' all'uso di droghe pesanti. Ricerche precedenti sono state criticate per non aver tenuto conto di differenti situazioni sociali o fattori genetici.
Ricordiamo ai lettori che La legge proibisce di coltivare marijuana in ITALIA. Fatta questa IMPORTANTE PREMESSA, riportiamo ora, A SCOPO PURAMENTE INFORMATIVO, un metodo adottato per coltivare marijuana
Il sistema idroponico sviluppa le piante di marijuana molto più velocemente rispetto ad una coltivazione in terra.
Il sistema idroponico più semplice consiste in due secchi o vasi posti uno dentro l'altro. Il secchio più grande funge da serbatoio per acqua e sostanze nutritive,nel secchio centrale (il più piccolo) puoi alloggiare cubi di rockwool o fibra di cocco o altri terreni sui quali far crescere incredibili piante di Marijuana!!Il rockwool trattiene l'acqua 10 volte più della terra,mentre la fibra di cocco oltre a trattenere l'acqua ha un ottimo drenaggio,si ricicla ed e' naturale! Attraverso il controllo dei nutrimenti e luce puoi condizionare e sperimentare la crescita delle tue piante di marijuana fino a raggiungere l'erba di tuo gradimento. Le radici in coltura idroponica si sviluppano orizzontalmente ed hanno a disposizione un'ampia area di assorbimento delle sostanze nutritive e di ossigeno. La pianta di marijuana cresciuta in idroponica ha bisogno di un vaso molto più piccolo rispetto ad una cresciuta in terra. In più non avrai problemi di irrigazione poiché le radici estese e ben ossigenate assorbono i nutrimenti costantemente a differenza della terra spesso sovrainnaffiata e soffocante per le radici.
Per ogni pianta di marijuana avrai bisogno di almeno 20 000 lumen che corrispondono a 200 watt circa se utilizzi lampade hps o serie agro. Non coltivare con meno di 20 000 lumen x pianta d'erba o avrai piante alte ma poco folte e compatte. La coltivazione di una pianta di marijuana si divide in due fasi:crescita e fioritura. Durante la crescita la pianta di marijuana ha bisogno di uno spettro luminoso con i valori del blu(lampade MH),mentre durante la fioritura è necessario irradiare la pianta di marijuana con i valori luminosi del rosso(lampade HPS) che simulano la stagione autunnale...periodo di fioritura della marijuana!! oppure puoi impiegare lampade con entrambi gli spettri del blu e del rosso(lampade agro,serie agro, agrosun) x tutto il ciclo di vita della tua pianta di cannabis. Le lampade più utilizzate per coltivare marijuana durante le fasi di crescita e fioritura sono quindi di tre tipi:
LAMPADE MH (Solo x la fase di crescita). Una lampada mh da 400 watt = 35 000 lumen.
LAMPADE HPS (Ideale x fase fioritura,adatta anche x crescita) 400 watt = 42 000 lumen.
LAMPADE AGRO,SERIE AGRO, AGROSUN,T-SUN (Ottima per fase crescita e fioritura) Una lampada da 400 watt=50 000 lumen!!! Ampio spettro di valori luminosi del blu e del rosso insieme. Permette di coltivare in condizioni ottimali da 2 a 3 piante di marijuana in meno di 2mq. Le piante d'erba cresciute con lampade agro sono folte e compatte e si sviluppano in pochissimo tempo.
I principali elementi nutritivi per piante di marijuana sono a base di Azoto(N),Fosforo(P) e Potassio(K). Per la germinazione e lo sviluppo delle radici utilizza un nutrimento a base di fosforo con poco azoto e potassio. Per la crescita della pianta di marijuana invece avrai bisogno di nutrimento con altissima concentrazione di azoto e minerali. Per la fioritura, la cannabis ha bisogno di una forte concentrazione di fosforo.
La circolazione dell'aria e' fondamentale per la crescita della tua pianta di marijuana e per mantenere basso il tasso di umidità. Utilizza un ventilatore per il ricircolo dell'aria soprattutto se lo spazio è piccolo ed angusto(vedi armadio di casa mia!). Collegalo ad un timer oppure ad un termostato che accende il ventilatore quando viene raggiunta una temperatura prefissata. L'ideale e' avere un ingresso filtrato nella parte bassa dell'ambiente di coltivazione, ed un aspiratore d'aria in alto dove si accumula aria calda.
Per aumentare la velocità di crescita delle tue piante di cannabis mantiene la temperatura ideale di 24/28 gradi. In ogni caso le piante si sviluppano anche a temperature tra i 17 e 30 gradi. Puoi sfruttare il calore della lampada per riscaldare l'ambiente in idroponica. Controlla anche la temperatura della zona radici e fai in modo che ricevano sufficiente calore per permettere un buon assorbimento. Se il pavimento è troppo freddo sistema i vasi su del materiale isolante tipo polistirolo.
I valori del PH sono compresi tra 1 e 12, 1 è completamente acido e 12 completamente basico o alcalino. Il PH della tua acqua deve essere neutro, cioè tra 5,5 e 6,5. Controlla il PH della tua soluzione nutritiva prima di somministrarla alle piante di cannabis. Il valore del PH compreso tra 6,5 e 7 permette alla pianta di marijuana di assimilare le sostanze nutritive. Puoi modificare l'acidità o alcalinità dei tuoi nutrimenti con appositi prodotti che alzano o abbassano il valore del PH a seconda delle esigenze della Pianta.
Ribadiamo che La legge proibisce di coltivare marijuana in ITALIA.
Autore Fausto Gallucci
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