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Pianeta Giovani

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Titolo Rubrica : GEOGRAFIA DELLO SVILUPPO SOSTENIBILE (Effetto serra)


Pubblicata in data : 9/5/2005





ABBIAMO UN SOLO PIANETA…

GRAVISSIME SONO LE CONDIZIONI IN CUI RIVERSA
IL SUO “STATO DI SALUTE” !?!

COSA FARE?

STUDI ed APPROFONDIMENTI sul PROBLEMA dell’EFFETTO SERRA:
dati, riflessioni, idee, possibili soluzioni.



Uno dei più grandi problemi che affligge attualmente il pianeta terrestre è la lotta “all’inquinamento atmosferico” che, negli ultimi decenni, a causa di diverse circostanze, ha creato incredibili problemi, oggi oggetto di studio di molti scienziati, sconvolgendo gli “assetti climatici” del nostro globo da un lato, e provocando situazioni spiacevoli soprattutto dal punto di vista della salute di tutte le sue popolazioni dall’altro.

Questo grande problema, come tutti gli altri di importante rilievo (ad es: “il problema della desertificazione”), occupa un posto fondamentale nelle “politiche di sviluppo sostenibile” di tutti gli stati del mondo che devono assolutamente lottare per trovare delle soluzioni valide e delle vie d’uscita serie per garantire, con tutti gli sforzi possibili, la “salute” della Terra in cui viviamo e quella di ogni singolo cittadino del Mondo e di ogni essere vivente.

“L’inquinamento atmosferico è determinato da una contaminazione dell’aria per immissione di sostanze gassose, liquide o solide, che ne alterano la sua naturale composizione” . Queste sostanze risultano, infatti, spesso nocive per la salute e il benessere degli esseri viventi, e corrodono i materiali da costruzione, riducono la visibilità e in alcuni casi sono molto sgradevoli all’olfatto. Tra gli inquinanti atmosferici emessi da fonti naturali solo uno, il “radon”, è stato riconosciuto come altamente dannoso per l’uomo. Il “radon” è un gas radioattivo che deriva dal “decadimento dell’uranio” presente in certi tipi di roccia e che si infiltra nelle abitazioni passando attraverso le fondamenta degli edifici; respirato a lungo, può dare origine a tumori dell’apparato respiratorio.

Ogni anno, nei paesi industrializzati, vengono lasciati nell’aria miliardi di tonnellate di sostanze inquinanti. Così la concentrazione nell’atmosfera di tali sostanze viene misurata in microgrammi per metri cubi d’aria o, nel caso degli inquinanti gassosi, in parte per milione “ppm”, ovvero in numero di molecole di inquinante per milione di molecole d’aria. Molte sostanze inquinanti provengono da fonti direttamente identificabili: l’anidride solforosa, ad esempio, è emessa dalle centrali termoelettriche alimentate a combustibili fossili, come carbone o gasolio. Altre sostanze si formano per azione della luce solare su sostanze reattive dette “precursori”. Ad esempio l’ozono che risulta un pericoloso componente dello smog e che viene prodotto “dall’interazione di idrocarburi e ossidi di azoto sotto l’influenza della luce solare”. Pertanto, la presenza di questo “gas” negli strati più bassi dell’atmosfera è fortemente nociva per l’uomo e può causare gravi danni anche alle colture.

Negli strati alti dell’atmosfera, invece, lo stesso gas forma un sottile schermo (Ozonosfera) che filtra i “raggi ultravioletti del sole”. Negli anni ottanta si è scoperto che alcuni gas rilasciati nell’atmosfera, come i “clorofluorocarburi”, dovevano essere ritenuti responsabili del progressivo assottigliamento della fascia dell’ozono, provocando così il famoso “buco dell’ozono”, ed è proprio per questo motivo che, nei paesi industrializzati, si sono adottate misure per cercar di ridurre gradualmente la produzione di questi gas.

Generalmente, le sostanze inquinanti si disperdono nell’aria “diluendosi. Il loro grado di concentrazione dipende da fattori quali le condizioni climatiche e meteorologiche, la temperatura, la velocità dei venti, lo spostamento dei grandi sistemi di alta o bassa pressione e la topografia locale. Normalmente, salendo in quota a partire dal livello del mare la temperatura diminuisce. Tuttavia, quando uno strato di aria fredda si incunea al di sotto di uno strato di aria calda si ha una situazione di inversione termica e l’aria delle sostanze inquinanti, la cui concentrazione, in condizioni di prolungati periodi di alta pressione stazionaria associata all’assenza di venti, può aumentare fino a livelli pericolosi per la salute.

Nelle aree fortemente industrializzate o urbanizzate a volte bastano tre soli giorni consecutivi di alta pressione stazionaria per far salire la concentrazione delle sostanze nocive oltre la soglia di allarme a tal punto che, a causa di un’inversione termica, una concentrazione di inquinanti nell’aria può causare disturbi per migliaia di persone.


UNO SGUARDO SU IL “PROBLEMA DELL’OZONO”:

Dal 1970 in poi ci si è accorti che lo strato di ozono atmosferico stava diminuendo a causa dei gas CFC ed affini emessi dalle industrie. L'ozono è una barriera che protegge la Terra dai raggi ultravioletti provenienti dal Sole, e se l'ozono se ne va è male. La misura dello strato di ozono viene realizzata con misure effettuate da satelliti. “I valori medi nel periodo 1979-1985 mostrano una diminuzione dello spessore dello strato di ozono del 2.5%, fra le latitudini 53°N e 53°S.
Le diminuzioni di ozono sono state di maggiori entità negli anni '80 rispetto agli anni '70. Nel 1987 la diminuzione dello strato di ozono, sopra l'Antartico, è stato del 50%.

La stessa diminuzione (45%) si è verificata nell'emisfero sud nel 1989”. La dimensione del buco di ozono varia di anno in anno. La diminuzione maggiore si riscontra quando si ha una forte circolazione di correnti atmosferiche nell'area polare e quando si hanno temperature basse. “Le perdite di ozono sono concentrate nella stratosfera più bassa (12-25 Km). La diminuzione di ozono si arresta a ottobre, quando da zone più temperate viene introdotta aria con più ozono.

La diminuzione dell'ozono è dovuta, oltre ai fenomeni atmosferici, alla immissione in atmosfera di CFC (clorofluorocarburi) e l’unico vero modo, - secondo il Dott. Mostafa Tolba, ex direttore UNEP (Programma delle Nazioni Unite per il Mediterraneo) - per proteggere la fascia d’ozono è mettere al bando da subito la produzione e l’uso di tutti i prodotti chimici che lo danneggiano”. Il buco dell’ozono “viene spesso confuso dalla stampa popolare e dalla gente con il problema del riscaldamento globale” . “ Il buco dell’ozono è un problema separato anche se c’è un collegamento tra l’Ozono e il problema dell’effetto serra”. Comunque il tutto rimanda un’altra volta alle “attività dell’uomo che influenzano ed agiscono sull’ambiente” in cui vivono.


ILPROBLEMA DELL’EFFETTO SERRA:

L’effetto serra è un fenomeno senza il quale la vita come la conosciamo adesso non sarebbe possibile. Questo processo consiste in un riscaldamento del pianeta per effetto dell’azione dei cosiddetti gas serra, composti presenti nell’aria a concentrazioni relativamente basse (anidride carbonica, vapor acqueo, metano, ecc.). I gas serra permettono alle radiazioni solari di passare attraverso l’atmosfera mentre ostacolano il passaggio verso lo spazio di parte delle radiazioni infrarosse provenienti dalla superficie della Terra e dalla bassa atmosfera (il calore riemesso); in pratica si comportano come i vetri di una serra e favoriscono la regolazione ed il mantenimento della temperatura terrestre ai valori odierni.


Questo processo è sempre avvenuto naturalmente e fa sì che la temperatura della terra sia circa 33°C più calda di quanto lo sarebbe senza la presenza di questi gas. Ora, comunque, si ritiene che il clima della Terra sia destinato a cambiare perché le attività umane stanno alterando la composizione chimica dell’atmosfera. Le enormi emissioni antropogeniche di gas serra stanno causando un aumento della temperatura terrestre determinando, di conseguenza, dei profondi mutamenti a carico del clima sia a livello planetario che locale. Prima della Rivoluzione Industriale, l’uomo rilasciava ben pochi gas in atmosfera, ma ora la crescita della popolazione, l’utilizzo dei combustibili fossili e la deforestazione contribuiscono non poco al cambiamento nella composizione atmosferica.

Infatti, il Comitato Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici ( IPCC: Intergovernmental Panel on Climate Change) ritiene che la temperatura media del pianeta sia aumentata di circa 0,6°C dal 1861. Inoltre, sulla base delle tendenze attuali di emissione dei gas serra, vi è la stima di un ulteriore aumento della temperatura terrestre tra 1,4 e 5,8°C nel periodo fra il 1990 e il 2100. Il conseguente cambiamento climatico comporterà delle implicazioni estremamente significative a carico della salute dell’uomo e dell’integrità dell’ambiente.

Il clima infatti influenza fortemente l’agricoltura, la disponibilità delle acque, la biodiversità, la richiesta dell’energia (ad esempio per il riscaldamento o il raffreddamento) e la stessa economia.ella composizione atmosferica. Il progresso che si farà nella riduzione delle emissioni dei gas serra nell’immediato futuro determinerà il livello di riscaldamento globale a cui dovranno andare incontro le generazioni che verranno. L’approccio dovrà essere necessariamente coordinato, infatti i progressi fatti con la riduzione delle emissioni in un determinato settore possono essere facilmente compromessi dall’aumento delle emissioni in un altro. In ogni caso le azioni intraprese finora a livello internazionale e locale non sono confortanti e la situazione continua a peggiorare.

“La pubblicazione del secondo rapporto di valutazione dello stato delle conoscenze sui mutamenti climatici (SAR,Second Assesment Report) dell'IPCC (Intergovernamental Panel On Climate Change) è un passo fondamentale nello studio dell'effetto serra . Il SAR raccoglie il lavoro di più di duemila scienziati di tutto il mondo e tiene conto delle ricerche di altri centinaia . Composto di quattro volumi di complessive 2000 pagine , è ricco di dati e ricerche scientifiche , per la prima volta gli esperti di tutto il mondo confermano l'influenza dell'uomo sul clima” .

L'IPCC afferma che: "Le proiezioni contenute in questo rapporto indicano chiaramente che i futuri cambiamenti climatici saranno dominati dall'influenza dell'uomo , a meno che la composizione dell'atmosfera non venga stabilizzata". Qual’è il problema allora?: Le attività umane stanno aumentando la concentrazione dei gas serra nell'atmosfera , che intrappolano il calore solare riscaldando la superficie del pianeta, L'IPCC prevede che “considerando un moderato tasso di sviluppo delle attività umane , la concentrazione dei gas serra aumenterà tanto da causare nel prossimo secolo un aumento della temperatura media di 1,5 - 4 °C” ( questo significa che in alcuni luoghi la temperatura potrebbe anche temporaneamente calare ed in altri aumentare di molti gradi). La temperatura della superficie terrestre , rispetto al secolo scorso è già aumentata di 0,3-0.6 °C . Man mano che il clima cambierà il pianeta reagirà , anche in modo diverso secondo le aree , a volte in modo tale da accelerare il processo di riscaldamento e in altre mitigandolo. I fattori critici comprendono l'effetto del riscaldamento delle nubi , delle foreste , dei ghiacci e delle correnti oceaniche , l'interconnessione di tali fattori è ancora difficile da prevedere ; questa lacuna scientifica spiega gli ampi margini di errore delle attuali previsioni


COSA SONO I GAS SERRA? ( emissione e conseguenze)

Anidride carbonica, metano, protossido di azoto, clorofluorocarburi, ozono .L'attuale concentrazione dell'anidride carbonica (CO2) è del 30% più alta rispetto a 200 anni fa ed è responsabile per il 70% dell'effetto serra , è la combustione del petrolio , carbone, gas , legna e la deforestazione che comportano l'emissione di CO2 .

Un aspetto poco studiato è “l'incidenza della CO2 proveniente dai terreni coltivati, infatti i terreni contengono grandi quantità di sostanza organica sotto forma prevalentemente di humus, questo ha un basso indice di mineralizzazione (trasformazione della sostanza organica ad opera dell'ossigeno e degli enzimi nei componenti originari CO2 , acqua e sali minerali) pari all' 1-3% annuo” . Se si praticano scorrette pratiche agricole (lavorazioni frequenti e o profonde del terreno, lasciare il suolo scoperto dalla copertura vegetale soprattutto nelle stagioni calde , bruciatura dei residui colturali ecc.), l'indice può essere molto superiore ; per cui vi è la concreta possibilità che anche i terreni coltivati contribuiscano in modo significativo all'emissione netta di CO2.

Comunque non si è ancora riusciti a descrivere un “bilancio esatto del ciclo del carbonio”, “si è però quantificato in 5,5 miliardi di tonnellate la CO2 rilasciata dalla combustione a cui si aggiungono altri 1,6 miliardi di tonnellate causate dal disboscamento e da altri usi della terra nei tropici , in totale quindi 7.1 ml di t all'anno , di cui 3,3 rimangono nell'atmosfera , 2 vengono assorbiti dagli oceani e 1,8 sembra vengano principalmente utilizzati dalle foreste non tropicali dell'emisfero settentrionale , tuttavia questo processo potrebbe non mantenersi a lungo” ( vedi foreste).

Il metano nell'atmosfera è “aumentato del 145% esercitando un effetto serra pari a un terzo di quello della CO2 cioè il 23% , le cause di questo aumento sono meno conosciute , fra di esse vi possono essere gli allevamenti dei ruminanti (i cui sistemi digerenti producono metano), le risaie e l'estrazione e l'uso del metano” . I livelli di metano crescono oggi ad una velocità dimezzata rispetto a 20 anni fa , le ragioni di questo fenomeno non sono chiare.

Tutti gli altri gas serra “contribuiscono per il restante 7% , il protossido d'azoto è emesso soprattutto da alcune attività agricole , l'ozono nella bassa atmosfera è prodotto dalle reazioni fra gli agenti inquinanti presenti nell'atmosfera , i clorofluorocarburi prodotti dall'industria grazie al protocollo di Montreal , firmato nel 1987 , dovrebbero nei prossimi anni diminuire velocemente”.

Comunque il problema dell’intensificazione dell’effetto serra è in corso da più di cento anni. Infatti, dal 1860 la maggior parte del globo ha avuto un aumento di temperatura della superficie di 0,3 - 0,6 °C , riscaldamento verificatosi soprattutto tra il 1910 e il 1940 e dopo il 1970 , inoltre la maggior parte delle annate più calde del secolo si sono concentrate negli ultimi 15 anni . I nuovi dati ottenuti con i “carotaggi dei ghiacci polari” , dimostrano che l'incremento del riscaldamento negli ultimi 100 anni è stato il più veloce nei 10.000 anni passati . Il mare è salito di 10 - 25 cm e l'aumento della temperatura non interessa solo la superficie ma sta raggiungendo maggiori profondità,

l'IPCC riporta alcuni recenti studi che rivelano un incremento della temperatura negli ultimi 20 anni di 0,3 °C nell'Oceano Indiano fino ad una profondità di 800 metri ed aumenti simili in alcune aree del Pacifico. La temperatura dei continenti è cresciuta soprattutto alle latitudini temperate dell'emisfero settentrionale , inoltre è aumentata in vaste aree particolarmente la temperatura notturna , ad esempio nella zona nord-orientale degli Stati Uniti le notti più calde hanno allungato di circa 11 giorni negli ultimi 30 anni la stagione priva di gelo.

Anche il ciclo idrologico è cambiato, in tutto l'emisfero settentrionale il manto nevoso dal'88 è notevolmente al di sotto della media e lo scioglimento primaverile delle nevi è iniziato prima causando inondazioni in Canada e California. In molti paesi nordici i laghi ed i fiumi congelano con 1-3 settimane di ritardo e si sciolgono prima e la gran parte dei ghiacciai delle Alpi si sono notevolmente ridotti . Ricerche condotte sulla pesca sportiva del salmone nel fiume Sacramento hanno evidenziato causa l'incremento della temperatura una riduzione del 23% della popolazione .

Dal 1950 l'atmosfera che sovrasta gli oceani è diventata più nuvolosa , ai tropici è aumentato anche il vapore acqueo al di sopra degli oceani e dal 1973 i temporali sono più frequenti , invece su una vasta area delle regioni tropicali e sub tropicali che va dall'Africa all'Indonesia , le piogge sono diminuite sin dagli anni 60. Dal 89 El Nino (espansione di una corrente superficiale calda dell'oceano Pacifico meridionale) ha assunto periodicamente manifestazioni estreme , si è così registrato un improvviso aumento delle tempeste nell'area settentrionale dell'Atlantico ed un'eccezionale diminuzione delle piogge in alcune zone tropicali. Gravissime sono pertanto le principali conseguenze, secondo alcuni dati allarmanti dell’IPCC, che il fenomeno dell’effetto serra potrebbe causare nell’arco dei prossimi anni ( li riassumo qui di seguito in questo semplice elenco):


1) Innalzamento dei livelli dei mari di 50 cm entro il 2100;
2) Aumento della temperatura di 2° C entro il 2100;
3) Riduzione delle risorse idriche;
4) Aumento delle patologie umane (malaria, malattie cardio-respiratorie);
5) Perdita di specie animali e vegetali;
6) Migrazioni di massa delle popolazioni esposte a catastrofi naturali.


Notiamo pertanto che dall’inizio della Rivoluzione Industriale, la concentrazione atmosferica dell’anidride carbonica è aumentata del 30% circa, la concentrazione del gas metano è più che raddoppiata e la concentrazione dell’ossido nitroso (N2O) è cresciuta del 15%. Inoltre dati recenti indicano che le “ velocità di crescita delle concentrazioni di questi gas, anche se erano basse durante i primi anni ’90, ora sono comparabili a quelle particolarmente alte registrate negli anni ’80”.
Nei Paesi più sviluppati, i combustibili fossili utilizzati per le auto e i camion, per il riscaldamento negli edifici e per l’alimentazione delle numerose centrali energetiche sono responsabili in misura del 95% delle emissioni dell’anidride carbonica, del 20% di quelle del metano e del 15% per quanto riguarda l’ossido nitroso (o protossido di azoto).


L’aumento dello sfruttamento agricolo, le varie produzioni industriali e le attività minerarie contribuiscono ulteriormente per una buona fetta alle emissioni in atmosfera. Anche la deforestazione contribuisce ad aumentare la concentrazione di anidride carbonica nell’aria, infatti le piante sono in grado di ridurre la presenza della CO2 nell’aria attraverso l’organicazione mediante il processo fotosintetico. Il danno è ancora più evidente se si pensa che nel corso degli incendi intenzionali che colpiscono ogni anno le foreste tropicali viene emessa una quantità totale di anidride carbonica paragonabile a quella delle emissioni dell’intera Europa. Da notare che la “respirazione dei vegetali e la decomposizione della materia organica rilasciano una quantità di CO2 nell’aria 10 volte superiore a quella rilasciata dalle attività umane; queste emissioni sono state comunque bilanciate nel corso dei secoli fino alla Rivoluzione Industriale tramite la fotosintesi e l’assorbimento operato dagli oceani”. Se le “emissioni globali di CO2 fossero mantenute come in questi ultimi anni, le concentrazioni atmosferiche raggiungerebbero i 500 ppm per la fine di questo secolo, un valore che è quasi il doppio di quello pre-industriale (280 ppm)”. Il problema viene ulteriormente complicato dal fatto che molti gas serra possono rimanere nell’atmosfera anche per decine o centinaia di anni, così il loro effetto può protrarsi anche per lungo tempo.




EFFETTO SERRA: EFFETTI SULL’UOMO E SULL’AMBIENTE:

Partendo daI dati allarmanti, SOPRA PROPOSTI, scenderei nel vivo del problema cercando di analizzare meglio gli effetti che questo “terribile problema”, che interessa tutta l’umanità del pianeta, crea su noi uomini e sull’ambiente in cui viviamo la “nostra vita”:

a) L’aumento delle temperature a causa del riscaldamento globale provocato dall’incremento della concentrazione dei gas serra nell’atmosfera può comportare sia “effetti diretti” che “indiretti” per la salute dell’uomo. Le temperature estremamente calde aumentano soprattutto i rischi fisici a carico delle persone che presentano problemi cardiaci. Infatti, “questi soggetti sono più vulnerabili perché in condizioni termiche più elevate il sistema cardiovascolare deve lavorare in modo maggiore per mantenere la temperatura corporea stabile”. Il clima più caldo comporterebbe inoltre una maggiore frequenza dei colpi di calore ed un aumento della diffusione dei problemi respiratori.
Le temperature più elevate aumentano inoltre la concentrazione dell’ozono a livello del suolo, favorendone la formazione. “Le statistiche sulla mortalità e sui ricoveri ospedalieri dimostrano chiaramente che la frequenza delle morti aumenta nei giorni particolarmente caldi, in modo particolare fra le persone molto anziane e fra i malati di asma”.

In ogni luogo della Terra, la presenza e la diffusione delle malattie sono fortemente influenzate dal clima locale. In effetti molte malattie infettive potenzialmente mortali sono diffuse solamente nelle aree più calde del pianeta. Malattie come la malaria, la febbre dengue, la febbre gialla e l’encefalite potrebbero aumentare la loro diffusione se le zanzare e gli altri insetti che le diffondono trovassero delle condizioni climatiche più favorevoli alla loro diffusione. Le temperature più elevate possono anche favorire l’aumento dell’inquinamento biologico delle acque, favorendo la proliferazione dei vari organismi infestanti. Molti ricercatori ritengono anche che “l’inasprirsi dell’effetto serra comporterebbe un aumento del fenomeno dell’eutrofizzazione delle acque, con tutti i danni biologici, economici e sanitari che questo comporterebbe”. Tutti questi problemi sarebbero di difficile soluzione anche per i Paesi Occidentali che dispongono di un patrimonio economico ed industriale enorme. Molti degli impatti del cambiamento climatico potrebbero comunque essere risolti tramite l’organizzazione ed il mantenimento di adeguati programmi a difesa dell’ambiente e della salute pubblica. Invece, “nei Paesi del Terzo (e Quarto) Mondo, l’inasprimento delle condizioni ambientali provocherebbe delle situazioni sanitarie e sociali insostenibili”. Cos’ì “l’aumento delle malattie, delle carestie e degli scontri sociali per la crescente povertà e precarietà della vita comporterà delle conseguenze inimmaginabili che finiranno per ricadere anche sui paesi più civilizzati, probabilmente a giusta condanna delle colpe di cui si sono macchiati nel corso di questi ultimi secoli”.


b) L’incremento della temperatura della Terra può provocare una serie di effetti ambientali di notevoli proporzioni. L’aumento del calore e quindi dell’evaporazione dai grandi bacini idrici “comporta un aumento corrispondente della quantità d’acqua in atmosfera e quindi un aumento delle precipitazioni”. Alcuni ricercatori ritengono che queste siano cresciute di circa l’uno per cento su tutti i continenti nell’ultimo secolo. Le aree poste ad altitudini più elevate dimostrano incrementi più consistenti, al contrario le precipitazioni sono diminuite in molte aree tropicali. In ogni caso si nota una maggiore intensità delle piogge e dei fenomeni meteorologici più violenti (come le tempeste e gli uragani) con un conseguente aumento delle inondazioni e delle erosioni a carico del terreno. “Il riscaldamento globale comporta anche una diminuzione complessiva delle superfici glaciali. Le grandi masse di ghiaccio della Groenlandia e dei ghiacciai continentali stanno arretrando notevolmente; al contrario sembra che i ghiacci dell’Antartide stiano aumentando”. L’aumento del volume oceanico a causa della temperatura più alta e lo scioglimento dei ghiacci provocano anche l’innalzamento del livello medio del mare. Infatti, negli ultimi cento anni è cresciuto approssimativamente di 15-20 cm. Inoltre, “in molte zone tropicali già si assiste ad una riduzione dell’umidità del suolo che comporta una diminuzione nella resa agricola; molte aree, anche in Europa, sono a rischio di desertificazione”. Tutti questi effetti sono già scientificamente evidenti per i molti dati ottenuti a riguardo e si ipotizza un inasprimento della situazione attuale nel caso in cui le concentrazioni dei gas serra aumentassero. Lo scenario che si può ipotizzare è impressionante: “i deserti potrebbero espandersi in terre ora semiaride; le foreste, i polmoni della terra, diminuirebbero ulteriormente nella loro estensione; intere popolazioni, ora in regime di sussistenza, non avrebbero più risorse idriche a disposizione; città costiere e numerose isole scomparirebbero nel mare”.


QUALI SOULZIONI ALLORA PER QUESTO “TERRIBILE PROBLEMA”?

Innanzitutto penso che sia indispensabile creare nella testa di ognuno di noi una “nuova coscienza civile” capace di guidare, sempre, ogni nostro atto quotidiano nel rispetto “educato” nei confronti dell’ambiente in cui viviamo la nostra vita. Abbiamo un solo pianeta! Dobbiamo imparare a rispettarlo perché tutto ciò significa rispettare gli altri e soprattutto se stessi! Non dobbiamo pertanto “rimanere passivi” amorfi ed indifferenti mentre si svolge questo incredibile scenario. Il progresso delle nostre economie moderne “non deve avvenire spese delle risorse del pianeta”. I nostri progressi tecnologici e le nostre continue innovazioni “devono incorporare la sostenibilità” cercando di “intervenire senza danneggiare l’ambiente”.

Dobbiamo così cercare, attraverso politiche sostenibili serie e propositive, di trasformare le “idee in realtà” con duri anni di lavoro, di ricerca e sviluppo : “sfruttare l’energia eolica, idraulica e solare, costruire apparecchiature più efficienti, usare materiali alternativi”. Dobbiamo pertanto “rendere le nostre attività più pulite!”.
Spingere cos’ì i nostri governi a portare avanti delle politiche serie e sostenibili con progetti ed idee valide capaci di tutelarci e di tutelare il “bene comune” del pianeta in cui viviamo:

Il Protocollo di Kyoto impegna, infatti, “i Paesi industrializzati e quelli ad economia in transizione (i Paesi dell’est europeo) a ridurre complessivamente del 5% nel periodo 2008–2012 le principali emissioni antropogeniche dei gas capaci di alterare il naturale effetto serra (questi Stati sono attualmente responsabili di oltre il 70% delle emissioni). I sei gas serra presi in considerazione sono: l’anidride carbonica, il metano, il protossido di azoto (N2O), gli idrofluorocarburi (HFC), i perfluorocarburi (PFC) e l’esafluoruro di zolfo (SF6). Il vapor d’acqua non è stato considerato perché le emissioni d’origine antropogenica sono estremamente piccole se paragonate a quelle enormi d’origine naturale. Per i Paesi in via di sviluppo il Protocollo di Kyoto non prevede alcun obiettivo di riduzione. In queste regioni la crescita delle emissioni di anidride carbonica e degli altri gas serra sta avvenendo ad un ritmo che è circa triplo (+25% nel periodo 1990-1995) di quello dei Paesi sviluppati (+8% nello stesso periodo).


La stima delle future emissioni diventa così estremamente difficile perché dipende dai vari trend demografici, economici, tecnologici e dagli sviluppi politici ed istituzionali di tutti i paesi del pianeta. In ogni caso, senza delle misure più restrittive volte alla limitazione delle emissioni, la concentrazione atmosferica dei gas serra continuerà ad aumentare fino a provocare dei danni climatici impensabili”.


SITOGRAFIA
www.ecologiasociale.org
www.greenpeace.it
www.geocities.com
www.focus.it
www.isined.it
www.meteo89.it
www.ccpitalia.org
www.mybestlife.com
www.albaria.com
www.greensite.it

SITOGRAFIA delle immagini
www.unical.it
www.svilupposostenibile.it
www.meteo89.it




Autore Guerino Nisticó

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