Pubblicata in data : 9/5/2005
PREMESSE: Montale è stato considerato un “poeta arrogante” perché si era sempre reputato il “migliore”tra tutti i poeti. Eppure, nelle sue poesie, non si mette mai in discussione…anzi cerca sempre di nascondersi nel suo riccio. Il poeta è “arrogante” nel concepire la sua poesia come la migliore nel dire sempre la verità. La poesia è per Montale frutto di esperienze concrete, reali e veritiere. La verità sta nel luogo dell’artificio che è la letteratura. Goethe, Parini, ed altri grandi scrittori-poeti hanno costruito le proprie “opera d’arte” a partire dalle “occasioni” che si prestavano alla loro vita da uomini e poeti. Infatti, in Montale, ciò che conta innanzitutto, è il rapporto tra le occasioni e gli oggetti che danno vita, come sappiamo, al “correlativo oggettivo”. Le occasioni sono, pertanto, interne alla poesia perché il carattere dell’oggetto che esprimono è interno alla poesia stessa.
“Pareva facile giuoco”: analisi
Questa poesia che apre la raccolta “Le Occasioni” ( 1928-1939 ). Come la poesia “In limine”, è scritta in corsivo per il suo carattere introduttivo a tutta la sezione poetica montaliana de “Le Occasioni”. È composta da tre quartine di ottonari con versi parisillabi. La contabilità dell’ottonario, in questi versi, di solito è perduta. I versi 1 e 4 rimano, il 2 ed il 3 no. I versi 5 e 7 contengono una rima imperfetta ( -unto , -unta ). I versi 9 e 12 rimano perché la vocale tonica e le lettere successive sono uguali, inoltre questa è una rima ipermetra perché contiene una sillaba in più. Sia la prima che l’ultima strofa hanno la stessa struttura. Nel verso 3 : “aperto” rima con “Malcerto e certo”,“Tardo” e “arduo” , “scorgi” e “sporgi” sono parole in rima. Le parole questa” e “finestra” hanno uno stretto rapporto sintagmatico perché sono spezzate dall’enjambement e si succedono una dopo l’altra. Il “balcone” crea il collegamento tra l’esterno e l’interno ed è il punto di vista che permette di gettare lo sguardo.
“Mutare il nulla” : atteggiamento nichilistico.
“spazio che m’era aperto” : perdita della libertà, perdita dello spazio della libertà, annichilisce la speranza.
“pareva facile” : sembrava fosse una cosa alla portata di tutti.
“fuoco” : passione, fede, fede nel credere.
“certo tuo fuoco” : il fuoco è quello della certezza, l’ardore della fede.
“tedio malcerto” : scetticismo annoiato.
“pareva” : il verbo al passato crea un passaggio da un tempo passato, ad un tempo passato prossimo.
“ora…tardo” : paradigma temporale cui si riferisce “ora ho messo insieme ogni mio tardo motivo”. Ha ricongiunto alla situazione nichilista tutto ciò che gli stava accadendo in quel “motivo”
“Nulla” : deve essere ricollegato all’inizio della strofa.
“arduo” : si oppone a facile giuoco -“Ora che congiunto tutto diventa più arduo”.
“spunto” : si spezza.
“l’ansia di attenderti vivo” : la vita che passa nell’attesa si è spenta nel nulla (elemento positivo).
Prevale l’aspetto minimale : la passione viene ridotta ad ansia. La parola ansia indica la capacità di avere un rapporto con la sua vita.
“attenderti” : legato all’attendere, colui che attende, che si presta.
“sola” : si riferisce alla vita che dà barlumi, non alla donna. La vita che dà barlumi si riferisce ad un fatto della sua esperienza banale che nella poesia viene pubblicizzata : “la sola vita che tu scorgi e quella che dà barlumi”. La vita che dà barlumi è un tipo di vita “che da solo non scorgi”, è la vita che si manifesta grazie alla luce ed all’illuminazione. Il barlume, infatti, si oppone alla luce, si oppone alla vita; il poeta ha ridotto il suo amore a niente, lei ha bruciato la sua fede per colpa del poeta. Tutto ciò è una conseguenza del processo di annichilimento che ha ridotto il poeta a nulla e di conseguenza anche la donna è portata al nulla.
“tu che hai subito questo da me ti stai dedicando alla vita sporgendoti da questa finestra” : il balcone è un punto di passaggio tra il poeta ed il lettore, cioè tra la vita e la poesia. Il lettore è colui che porta i sentimenti di fede, il protagonista non è né la donna, né il poeta, ma il lettore. Se il lettore dovesse vedere solo barlumi, è solo colpa del poeta che non è riuscito a dare la “giusta illuminazione” . il lettore è come se si trovasse in una finestra che non ha luce. Il buio giustifica il poeta che non dà nulla e il lettore che non ha nulla.
“BUFFALO” : ANALISI
Questo titolo funziona, rispetto al componimento, come funzionano i titoli delle opere figurative moderne. “Buffalo” è un titolo che non ha niente a che fare col significato che non ci aspetteremmo. Montale dice << Precipitavo nel limbo dove assordano le voci del sangue e i guizzi incendiano la vista come lampi di specchi>>. Il verbo “incendiare” è un verbo d’immediata evidenza; “la vista” invece, è un’astrattezza. Abbiamo l’astratto (la vista) e il concreto (incendiare) . il “guizzo” ha un’immediata evidenza fisica. Montale tocca qui la sfera del concreto, ma in maniera particolare, sfiorandola. Una volta dichiarò <>. Quest’affermazione ci riporta con la mente ad una delle prime lezioni e precisamente ad Edgar Allan Poe che, dice, a proposito del suo poemetto “Il corvo” : <>.
<< i guizzi che incendiano la vista>> : Pirandello afferma una cosa che si collega a Montale…..parlando appunto di “una strana sensazione, come di un guizzo, un qualcosa che sfugge alla vista”. Abbiamo quindi “guizzi veloci come lampi”.
Guizzi / lampi: parallelismo molto forte. Guizzi / lampi / specchi : E’ questo il miracolo invocato da Montale. Lampi di specchi, ovvero, riflessi abbaglianti. Montale è abbagliato. Tuttavia, descrivendo la sua esperienza, Montale sta puntando verso un altro scopo. Egli, infatti dice <>. Monatale supera la propria ristrettezza. È però essenziale che il poeta trovi il modo di interessare i lettori. Come può far questo? Ciò che rende d’interesse universale questa situazione montaliana è il suo presentarsi come un enigma. Rimaniamo catturati dall’enigma, perché Montale costruisce alcuni oggetti ed alcuni immagini che hanno la virtù di restare impresse nella mente del lettore, così come fa il pubblicitario. La bravura di Montale consiste nel suo stile inconfondibile che riesce ad imprimere meglio un sigillo in quello che tocca. Montale ottiene questo svuotando la poesia da tutto ciò che non è “ lo stile”; si parla di "stigmatizzazione" del testo montaliano.
Situazione impenetrabile della poesia soprattutto alla fine dove si parla di un velodromo parigino che si chiamava “Buffalo”. Il poeta ci ha fatto compiere un viaggio:
prima parte: cesura – miracolo seconda parte : “Il nome agì”
Frase chiave della poesia: “Mi dissi : Buffalo! – e il nome agì” Chiave magica , illusione del nome che agisce . Appena detta la parola “Buffalo” succede subito qualcosa. La poesia risulta “comunicazione con elementi quasi percepibili al lettore”
A questo punto dobbiamo parlare di:
a) PRE - GRAMMATICALITA’ CONTINI sostiene che Pascoli riesce ad esprimersi prima della grammaticalità, ad esempio con onomatopee a prescindere dalla stessa grammatica. Parliamo pertanto di “FONOSIMBOLISMO” dove i suoni suggeriscono i significati delle parole a loro corrispondenti.
b) POST - GRAMMATICALITA’ ES: “Il nome agì” …..Esistono delle situazione espressive estranee al vero significato grammaticale che suscitano solo delle suggestioni che vanno oltre. Tutto ciò è fatto da intenzioni che il lettore deve percepire. Si tratta di un “alone” straordinario di suggestioni di ombre che vanno oltre il significato della parola.
Note:
“Buffalo” ( origine americana ) . Però il suo “alone” parte anche dalla non comprensione della sua incerta appartenenza. Come sappiamo, si potrebbe leggere in modo diversi: 1) Buffalo è una parola che in italiano non esiste; 2) Biuffalò è il melodramma parigino; 3) Buffalo potrebbe essere una città statunitense e siccome dopo questo componimento c’è una poesia che s’intitola “Lindau”, si potrebbe anche pensare ad un ciclo poetico dedicato forse a nomi stranieri.
Ci sono in questa poesia diversi “TERMINI TECNICISTICI”, delle parole non poetiche come : “autocarri” , “megafoni”, “pista”
“Mi dissi : Buffalo! – e il nome agì” : punto di svolta nella poesia, salto di qualità tipico nella poesia di Montale. Tutte le poesie si fondano su una suggestione o illusione, è costitutiva nelle poesie.
La seconda parte della poesia inizia con “il nome agì”
“Precipitavo nel limbo” : Il “Limbo” finale si accosta “all’inferno iniziale” ( Situazione dantesca) ;
“voci che assordano” voci che non hanno suoni . però nel limbo c’è silenzio, ci sono voci pacate. Ciò mette in risalto il “carattere metaforico” di questa circostanza dove sono diverse le contraddizioni che continuano a moltiplicarsi ( ad es: “dolce inferno” )
Autore Guerino Nisticó
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