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Nobel dell'informatica ai creatori della grammatica della rete

Era uno di quei blocchi per appunti gialli, senza nemmeno il lusso della copertina, oggi si trovano in qualsiasi drug store nordamericano. Se non fosse stato buttato via o perso, oggi quel blocco varrebbe chissà quanto, visto che una delle pochissime copie ancora in circolazione della rivista scientifica che pubblicò il saggio là concepito ha quotato su E-Bay 3000 dollari. Ai due utenti di quel blocco va in questi giorni il premio "A. M. Turing", volgarmente detto il "Nobel dell'informatica". Sono Vinton G. Cerf e Robert E. Kahn, non i "padri di internet", come già qualcuno li chiama, ma i creatori della grammatica della rete, del suo strumento di comunicazione più importante, il protocollo TCP-IP. Roba astrusa, in apparenza, ma in fin dei conti semplice e costitutiva del mondo moderno.


Era il 1973, i due erano poco meno che ragazzi - visto che oggi hanno rispettivamente 66 e 61 anni - e dovevano farsi strada nella vita scientifica. I computer, anche se mastodonti, avevano ormai fatto maturare l'idea che fosse necessario un lavoro collettivo, che si parlassero e lavorassero insieme. Quattro anni prima era nata Arpanet, la prima rete di comunicazione fra computer, l'antenata in linea diretta di internet, una creatura "militare", come poi fu anche internet. Ma quei due volevano qualcosa di più efficiente e più sicuro. Il loro compito non era "inventare", ma sistemare. Misero a punto una serie di regole che prescrivevano come i dati da spedire dovessero essere ordinati, tagliati in "pacchetti", messi in una busta elettronica e mandati lungo la rete, dove una serie di postini non umani li avrebbero smistati, passo dopo passo, verso la loro destinazione finale. Cerf e Kahn costruirono il regolamento delle poste, utilizzando scoperte e intuizioni precedenti di altri ricercatori.


Eppure senza quel regolamento oggi non ci sarebbe niente di tutto ciò che ormai usiamo ogni giorno per pagare le bollette, fare i compiti, mandarci i documenti del nostro lavoro. Non esisterebbero i browser, non sarebbero possibili i motori di ricerca, niente p2p, chat, messenger, telefonate su internet, niente radio e tv in rete. Prendete una qualsiasi delle applicazioni internet che avete sul computer, e ci scoprirete dentro le regole della grammatica di Vinton Cerf e Robert Kahn.


Una invenzione per la quale nessuno dei due ricercatori ha mai chiesto brevetti o diritti d'autore, in un solco di spirito di servizio che arriva fino a Tim Berners Lee, che non ha mai guadagnato un centesimo per aver creato un'altra grammatica tecnologica di base, quella del world wide web. Non che Cerf e Kahn abbiano sofferto la fame, anzi...


Gente brillante, imprenditori di successo e grand commis della cultura tecnologica, vivono oggi una loro stagione da evangelizzatori. Continuano a spiegare al mondo il semplice concetto base della loro invenzione. Che solo se c'è "networking", cioè lavoro distribuito fra più macchine e quindi più umani, c'è crescita e progresso, in termini materiali ma anche filosofici. Non è un caso che tutte queste personalità siano propugnatori di un approccio "non proprietario" verso il sapere. Le scoperte si mettono in comune, le conoscenze si fanno viaggiare, e poi chi è più bravo degli altri farà i soldi. Forse è una triste ironia che a loro vada il premio "Turing", il più sfortunato dei padri veri della tecnologia.


Alan Mathison Turing è noto al mondo per essere stato colui che decifrò il codice Enigma, quello che criptava tutte le trasmissioni dell'apparato militare nazista durante la guerra. Ma dovrebbe essere più noto per essere il padre della moderna "computer science". Senza di lui, semplicemente non ci sarebbe stato il computer, o ci sarebbe stato molto più tardi. Le sue "macchine per l'intelligenza" restano capolavori di filosofia scientifica e sfide appassionanti anche per il profano. Turing non fu fortunato come i suoi successori, che hanno vissuto in modo leggero e non colpevole il fatto che tutte le loro invenzioni siano passate prima dai centri militari. Spiato, perseguitato dai servizi segreti americani perché omosessuale e curato con la castrazione chimica (si temeva che fosse esposto a chissà quale tradimento, a cause del suo "vizio"), Turing si uccise nel 1954 riempiendo una mela di veleno e mangiandola. Ma per Cerf e Kahn, Biancaneve ha ancora un lieto fine.
di VITTORIO ZAMBARDINO


Tratto da: La Repubblica


Autore : Fausto



Ultimo aggiornamento di questa pagina : 17/2/2005



 

 

 

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