Inserita il 14/04/2008
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La teste oculare riconosce abiti e occhi “a mandorla”
di ANTONIO ANASTASI
NEGA tutto Andrea Corrado, il ventenne arrestato dalla polizia poiché ritenuto il presunto esecutore materiale del secondo omicidio della faida di Papanice, quello di Giuseppe Cavallo, freddato nel quartiere-paese poco dopo le 14 dello scorso 25 marzo. Interrogato dal gip Paolo De Luca alla presenza del suo legale, l’avvocato Leo Sulla, il giovane ha contestato ogni addebito a suo carico. Ma questo non è stato sufficiente per scagionarlo.
Il gip ha convalidato il fermo, ritenendo fondato il pericolo di fuga in quanto nell’immediatezza del fatto il giovane si è reso irreperibile, e ha applicato la misura della custodia cautelare in carcere, accogliendo la richiesta del pm Pierpaolo Bruni. Il provvedimento si basa sulle testimonianze oculari di due familiari della vittima e le dichiarazioni della madre dell’indagato oltre che su elementi indiziari raccolti nell’ambito di un’in -
tensa attività investigativa ad opera della Squadra Mobile. In particolare, il presunto killer, come già riferito dal Quotidiano, è stato riconosciuto da una persona che lo conosceva fin da piccolo e che, sebbene incappucciato, lo ha notato mentre le passava di fianco con ancora l’arma in mano subito dopo il delitto.
Il presunto killer è stato tradito dall’andatura “saltellante” e dal fatto che indossava gli stessi abiti con cui era stato visto la mattina, jeans chiari e bomber. E poi dai suoi inconfondibili “occhi a mandorla”, come ha rivelato la superteste alla polizia. I segugi della Squadra Mobile ritengono di aver fatto luce sulla responsabilità della sanguinosa reazione al delitto della vigilia di Pasqua, vittima Luca Megna. L’omicidio Cavallo, infatti, è avvenuto appena due giorni dopo e a poche centinaia di metri dal primo delitto.
Le vittime appartengono a due fazioni avverse, la prima delle quali avrebbe fatto capo proprio a Luca Megna, figlio del boss Domenico (quello che dal carcere ha inviato segnali di pace); la seconda negli ultimi
tempi faceva da autista al presunto leader del gruppo avverso, Leo Russelli. Secondo gli inquirenti non è un caso che anche in occasione del secondo delitto i killer abbiano sparato contro tre obiettivi. Cavallo, infatti,
era insieme alla moglie, Rosa Russelli, ferita in modo lieve, e al figlioletto di tre anni appena rimasto miracolosamente illeso (sedeva al lato del passeggero e contro l’autista della Opel “Corsa” furono sparati
numerosi colpi al capo, al volto e all’addome).
Mentre la sera del 22 marzo Luca Megna era con la figlia di cinque anni, ancora in condizioni disperate alla Rianimazione di Catanzaro con un proiettile conficcato nella testa, e la moglie rimasta anche lei ferita ma in modo non grave. Analogie che in ambienti investigativi significano molto in quanto rimandano a codici precisi della ‘ndrangheta. Intanto, contro la mafia un gruppo di giovani del quartiere Santa Rita ha steso lenzuola bianche al di fuori delle abitazioni. Il movimento di adesione all’iniziativa potrebbe presto ingrossarsi.
Tratto da: www.ilquotidianodellacalabria.it
Autore: Fausto
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