Un baby killer per Cavallo

 

Inserita il 14/04/2008

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C’è un testimone che ha visto l’assassino con la pistola ancora fumante in mano. Lui gli è passato accanto, fin quasi a sfiorarlo. I loro sguardi si sono incrociati e per alcuni interminabili attimi si sono guardati fisso negli occhi. L’assassino aveva il capo coperto da un cappuccio ma quegli occhi a mandorla al testimone sono rimasti impressi nella memoria. Poi lui ha ripreso veloce il suo cammino, dileguandosi per le viuzze di Papanice.

Dietro di sè aveva lasciato il cadavere ancora caldo di Giuseppe Cavallo, 27 anni, crivellato dai colpi alla testa, al volto, all’addome, all’interno di una vecchia Opel; la stessa auto nella quale giaceva ferita anche la moglie Rosa Russelli, raggiunta da sette proiettili al ventre e alle gambe; e poi un bambino, il loro figlioletto, tre anni appena, rimasto illeso per un miracolo in quell’inferno di piombo e sangue.

I preziosi fotogrammi che aveva immortalato nella sua mente, il testimone non li ha tenuti per sè; li ha consegnati agli investigatori della squadra Mobile accorsi a Papanice subito dopo il secondo agguato di mafia in pochi giorni. La sera della vigilia di Pasqua un commando armato fino ai denti aveva assassinato nientemeno che Luca Megna, figlio del boss, ferito la moglie Daniela Carcea, ridotto in fin di vita la loro bambina di cinque anni, la cui sorte è tuttora appesa ad un sottilissimo filo di speranza. L’agguato a Giuseppe Cavallo e alla sua famiglia è stata la risposta a quel delitto eccellente.

Partendo da quei fotogrammi, dal racconto di quell’incontro fugace e drammatico, i poliziotti sono riusciti ad afferrare il bandolo della matassa, hanno raccolto elementi e indizi fino a farsi un’idea precisa sull’identità dell’assassino.

La svolta nelle indagini è arrivata nella serata di martedì, quando gli uomini della Mobile hanno stretto le manette ai polsi di una persona che stavano già cercando da giorni. Da quel giorno. La svolta ha le sembianze di un ragazzino che ha ancora pochi peli sulle guance, magrolino, con la carnagione chiara. Si chiama Andrea Corrado, ha compiuto vent’anni poche settimane fa ed a guardarlo in faccia diresti che le sue uniche passioni sono playstation e discoteca.

E invece sarebbe il killer che nel primissimo pomeriggio del 25 marzo scorso ha sparato contro Giuseppe Cavallo, sua moglie e suo figlio. Sarebbe la persona che improvvisamente il testimone, attratto da alcuni botti simili a mortaretti e dalle urla per la strada, si è visto passare a fianco: altezza media, molto magra, di carnagione chiara, addosso jeans sbiaditi e un giubbotto scuro tipo bomber, in testa un cappuccio di tessuto sottile nero, che lasciava scoperti solo gli occhi a mandorla, mentre nella mano destra impugnava un’arma scura e più lunga di una pistola.

I due si sono guardati, fissandosi negli occhi, poi “l’uomo” incappucciato si è allontanato in direzione del campo sportivo, nella vicina via San Rocco, accelerando il passo: aveva un’andatura saltellante. Forse è stato proprio quello sguardo a tradire l’assassino. Quello sguardo che il testimone si è ricordato di aver già visto tante altre volte, si è ricordato di un ragazzino che frequentava la sua casa, che era amico del fratello. Anche quel ragazzino aveva un’andatura saltellante, si atteggiava tutto e camminava sulle punte, proprio come l’assassino.

Ai poliziotti, allora, non è rimasto che mostrare una fotografia di Andrea Corrado al testimone e lui ha detto si. Ma non basta. La mattina del 25 marzo, poche ore prima del delitto, un’altra persona ha notato Corrado a bordo della sua Lancia Y blu passare per tre volte attorno alla casa dei genitori di Giuseppe Cavallo, dove il giovane si era fermato a pranzo con la moglie e il bambino.

E infine la stessa madre di Corrado conferma che il figlio quel giorno è uscito di casa intorno alle 12 a bordo della sua Lancia Y blu; indossava un giubbotto nero e un paio di jeans chiari. Da quel momento la donna non lo ha più visto. E infatti a casa di Corrado gli investigatori della squadra Mobile di Crotone c’erano andati già nelle ore immediatamente successive al delitto ma non lo avevano trovato.

venerdì 11 aprile 2008
Tratto da: www.ilcrotonese.it


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