Inserita il 20/06/2008
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NON SI FERMANO gli attestati di solidarietà nei confronti del fotoreporter della redazione di Crotone fatto oggetto di un grave atto intimidatorio da parte di un sorvegliato speciale mentre svolgeva il suo compito nel quartiere-paese Papanice. La senatrice Dorina Binchi in una nota scrive: «A volte ritornano. Questo è un brutto salto all'indietro verso tempi cupi, un grave attentato alla libertà di informazione. Quando leggo che queste cose avvengono ancora nella mia terra, capisco che purtroppo c'è ancora molta strada da fare. Esprimo l mia convinta solidarietà al giornalista del Quotidiano della Calabria, fatto oggetto di un vero e proprio rapimento, e a tutti i giornalisti e redattori del giornale, costretti a lavorare ogni giorno in mezzo a inammissibili minacce. Sono al loro fianco – conclude la senatrice - nell'impegno quotidiano per sradicare ogni tipo di violenza mafiosa dal territorio della nostra Regione».
Il secondo intervento è stato di Giuseppe Pipita, giornalista - fotografo del bisettimanale il Crotonese, che scrive: «Quello del fotografo di cronaca sta diventando sempre più un mestiere difficile: si corrono rischi sempre maggiori e si è comunque malpagati. Soprattutto in questa terra dove ancora imperversa tanta incultura che riempie i serbatoi della criminalità. Quanto accaduto all'amico del Quotidiano che a Papanice stava facendo il suo lavoro, è il sintomo di qualcosa che continua a non andare. L'attività delle forze dell'ordine, encomiabile sotto ogni punto di vista, non basta evidentemente a sdradicare l'incultura della minaccia e della sopraffazione: servono azioni politiche incisive e decise, culturali e formative, per dare il coraggio alla gente di Papanice, ai giovani di Papanice e della Calabria, e permettere loro di ribellarsi alla presunzione di forza dei criminali.
Le parole, e dopo i giorni di sangue ne sono state dette tante, però non servono a nulla se non sono seguite dai fatti. Perché se le parole svaniscono, solo i fatti possono essere fotografati». Il fotoreporter era andato a Papanice a fotografare le scritte inneggianti al presunto boss Luca Megna freddato la vigilia di Pasqua davanti alla propria abitazione da un commandos rimasto ancora ignoto. Non era la prima volta che le scritte comparivano sui muri del quartiere-paese.
Una prima volta erano state cancellate e la seconda volta erano state riscritte proprio dove le forze dell’ordine di solito istituiscono i posti di blocco. Vedere le scritte inneggianti al presunto boss proprio là dove stazionano le forze dell’ordine dava un senso di sgomento. Ed è probabile che sia questo l’obiettivo di chi ha prodotto quelle scritte. Un messaggio rivolto sia alle stesse forze dell’ordine e ai cittadini onesti che vivono a Papanice.
Tratto d ail quotidianodellacalabria.it
Autore: Fausto
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