Inserita il 14/07/2008
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Il 16 giugno scorso aveva sequestrato il fotoreporter della redazione crotonese del ”Quotidiano della Calabria” che aveva appena fotografato le scritte, comparse la notte precedente sui muri della frazione Papanice, inneggianti al defunto boss Luca Megna; quindi lo aveva costretto a salire sulla sua auto conducendolo da un fotografo del posto e imponendogli di cancellare i files dalla maccchina fotografica. Giovedì pomeriggio gli agenti della squadra Mobile di Crotone gli hanno notificato un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del Tribunale Gloria Gori su richiesta della Procura della Repubblica.
In manette, con le accuse di violenza privata e danneggiamento aggravate dalle modalità mafiose, è finito Rocco Laratta, 36 anni, pregiudicato, attualmente sottoposto alla misura della sorveglianza speciale, ritenuto elemento di spicco della cosca di Papanice. Laratta, peraltro, è cognato di Luca Megna, il boss assassinato il 23 marzo scorso in un agguato mafioso mentre rientrava a casa in auto con la moglie e la figlioletta di 5 anni. Un omicidio inquadrato dagli inquirenti nell’ambito di una faida con il clan avverso capeggiato da Leo Russelli; la risposta a quell’agguato è arrivata solo due giorni più tardi, quando per le vie di Papanice è stato ucciso Giuseppe Cavallo, di 27 anni.
Gli uomini della squadra Mobile crotonese hanno ricostruito il grave episodio avvenuto nelle scorse settimane a Papanice anche grazie alla tempestiva denuncia sporta dal fotoreporter che quel giorno si era recato nella frazione per documentare il nuovo episodio di cronaca. Una scritta inneggiante a Luca Megna, infatti, era comparsa già una prima volta sui muri del piccolo centro subito dopo l’agguato al boss e alla sua famiglia. L’iniziativa del Comune di far cancellare quella scritta evidentemente deve aver indispettito i picciotti della cosca che nella notte tra il 15 e il 16 giugno scorsi sono tornati alla carica, ma questa volta hanno fatto le cose in grande stile. Al mattino, infatti, gli abitanti della frazione hanno scoperto che tutti i muri della frazione erano istoriati con scritte tracciate a caratteri cubitali con vernice di colore rosso, grigio e blu, e che ripetevano sempre gli stessi concetti: “Viva Luca Megna”, “Luca Megna sarai sempre nei nostri cuori”.
Nel pomeriggio di quello stesso giorno, dunque, il fotografo si è recato a Papanice per svolgere il suo lavoro quando è stato avvicinato da un uomo, con indosso maglietta e pantaloni neri, che ha minacciato di fracassargli la macchina fotografica se non avesse cancellato le foto che aveva appena scattato alle scritte sui muri; ma per essere sicuro che il suo ordine fosse realmente eseguito, ha costretto il reporter a salire sulla sua autovettura e lo ha condotto presso lo studio di un fotografo di Papanice dal quale ha fatto cancellare i files dalla memoria dell’apparecchio. Circostanza che è stata confermata dallo stesso fotografo di Papanice il quale, tuttavia, ha negato di conoscere l’uomo né è riuscito a identificarlo sulle fotografie mostrategli dalla Polizia sebbene quel giorno nel suo negozio lo chiamasse con il nome Rocco. Per il giudice il fatto che il fotografo di Papanice “abbia intenzionalmente omesso di identificare il Laratta è sintomatico dello spessore criminale che evidentemente quest’ultimo riveste nel suo ambiente e della sua contiguità con ambienti criminali di non poco momento”.
(d.p.)
Tratto da: il crotonese.it
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