Inserita il 14/08/2008
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L’operazione della Squadra mobile
SI TRAMUTA in ordinanza di custodia cautelare in carcere il fermo eseguito sul finire del luglio scorso nei confronti del presunto boss di Papanice Leo Russelli, il trentacinquenne
pizzicato a Imola in un cascinale dove si nascondeva con la moglie e due figli dopo otto mesi di latitanza, e dei presunti affiliati Domenico Elia, di 32 anni, Domenico Pace, di 31 anni, e Salvatore Sarcone, di 32, sorvegliati speciali (quest’ultimo era già detenuto per altro).
Le accuse sono le stesse contenute nel provvedimento di fermo: associazione mafiosa, due estorsioni consumate e una tentata. Russelli è anche indagato per l’omicidio di Luca Megna e il tentato omicidio della figlioletta: si tratta del primo dei delitti della faida iniziata la scorsa vigilia di Pasqua nel quartiere paese di Crotone.
Il provvedimento, firmato dal gip distrettuale Tiziana Macrì, è stato eseguito dalla Squadra Mobile, che ha condotto le indagini, coordinate dai pm Antimafia Pierpaolo Bruni e Sandro Dolce.
I quattro indagati sono detenuti nelle carceri di Bologna, Crotone e Pesaro. Russelli, come si ricorderà, al momento della cattura a Imola, presentava una ferita al ginocchio che secondo gli inquirenti potrebbe essersi procurata proprio durante l’agguato a Luca Megna.
È ormai assodato, infatti, che prima di morire Megna investì con l'auto sulla quale viaggiava uno dei componenti del commando assassino che lo avevano circondato. Sul cofano della sua Fiat “Panda” è rimasta una grossa ammaccatura. Sebbene al momento questa accusa non venga esplicitamente contestata a Russelli ed a suoi uomini, gli inquirenti hanno pochi dubbi che l’agguato sia avvenuto in questo contesto.
Anche per questo la pressione esercitata dalla polizia su Papanice non si è mai allentata. Negli ultimi giorni gli uomini della squadra Mobile di Crotone, diretti dal vicequestore Angelo Morabito, hanno effettuato decine di perquisizioni.
Negli ultimi mesi l’attività intensa svolta a Papanice ha portato ad importanti risultati operativi con arresti per armi, droga e per uno degli omicidi della faida.
a.a.
Tratto da ilquotidianodellacalabria.it
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