Inserita il 01/11/2008
News
venerdì 31 ottobre 2008
Sei mesi dopo l’attivo regionale sindacale, convocato nell’immediatezza degli agguati di Pasqua che hanno insanguinato Papanice, la Cgil è ritornata ad accendere i riflettori sulla frazione di Crotone inaugurando sul borgo collinare, giovedì 30 ottobre, la propria Camera del lavoro, che guidata da Enrico Pedace (già responsabile della sezione distaccata) offrirà ora i servizi completi del sindacato agli oltre 150 iscritti e ai cittadini tutti.
“Un presidio di legalità, perché anche con la cultura dei diritti e dei doveri si combatte l’illegalità, in un territorio dominato dalla ’ndrangheta che comunque sta dando segnali di ripudio verso di essa che vanno incoraggiati”, ha dichiarato il segretario provinciale della Cgil, Antonio Spataro, al taglio del nastro; accanto al quale erano presenti ben due segretari nazionali della Cgil, Vera Lamonica e Agostino Megale. “Ci sarebbe dovuto essere anche Guglielmo Epifani, ma è stato impegnato con lo sciopero della scuola”, ha spiegato Spataro.
Il ritorno a Papanice rientra nella due giorni di festa con l’inaugurazione oggi, venerdì 31, anche della ristrutturata Camera del lavoro territoriale in via Pantusa (alle ore 12), a cui seguirà una tavola rotonda sul movimento sindacale crotonese (ore 17.30 bastione Toledo) e lo spettacolo teatrale serale (ore 20, Krimisa e Danilo Montenegro) in piazza della Resistenza a Crotone. Ma partendo proprio da Papanice, il sindacato confederale ha riproposto il tema della legalità connesso al lavoro e allo sviluppo in una tavola rotonda che si è tenuta, sempre nel pomeriggio di giovedì, nell’aula magna del liceo classico ‘Pitagora’.
Moderati da Pietro Melia, giornalista Rai, dopo l’introduzione di Antonio Gatto, segretario organizzativo provinciale, hanno partecipato alla discussione lo stesso Spataro, il questore Gaetano D’Amato, l’assessore comunale alla Pubblica istruzione Eugenia Garritani, il prefetto Luigi Varratta, il presidente della Provincia Sergio Iritale, il procuratore della Repubblica, Raffaele Mazzotta, l’assessore regionale Francesco Sulla e Vera Lamonica che ha concluso un un grido d’allarme: “il problema vero nelle realtà pervase dalla mafia è la zona grigia tra la legalità e l’illegalità; con la crisi finanziaria mondiale l’economia legale si ritrarrà rischiando di lasciare sul campo solo quella illegale”.
“La pubblica amministrazione si deve porre con trasparenza ed efficacia in interazione con il cittadino che deve convincersi, in queste terre, che riuscire a trovare un amico a cui rivolgersi non sia giusto; ma deve invece coltivare la legalità che, probabilmente, in questo momento, comporta grossi sacrifici. Non è possibile - ha puntato l’indice il questore - che siano stati sparati 10 colpi di pistola contro una macchina in pieno centro e non abbiamo ricevuto alcuna segnalazione”. “Alla crescita della cultura della legalità è chiamata in primis la scuola, ma la famiglia non può rimanere indietro”, ha aggiunto l’assessore Garritani.
“È da due mesi che sono qui ed ho avvertito un forte bisogno di legalità, di cui si parla in intese e protocolli, ma manca, secondo me, la coerenza comportamentale successiva. Solo la coesione istituzionale - ha ammonito il prefetto Varratta - può fare da tramite con un’altra coesione: quella sociale. La legalità non si impone ma parte dal rispetto delle regole del singolo cittadino”.
Il procuratore Mazzotta ha invece sottolineato che la magistratura “esercita il controllo giudiziario (ripetendo giudiziario, ndr) della legalità”, verificando solo se alcuni fatti hanno rilievo penale e quindi sono reati per i quali sarà poi un giudice terzo ad accertare la definitiva responsabilità. “Certo - ha ammesso Mazzotta - mi è anche capitato, a Lamezia, di dover esercitare un ruolo di supplenza sul piano del controllo della legalità, per l’assenza delle istituzioni, ma quando un procuratore entra in questo campo è estremamente rischioso”.
Quando è stato il loro turno di parlare al microfono, Iritale e Sulla non si sono negati il gusto di lanciare frecciatine politiche, indirettamente, a volte su bersagli precisi altre indistintamente verso la realtà e la politica crotonese, in fermento più che mai, soprattutto nel Pd, il partito di entrambi, per le prossime elezioni politiche.
“La coesione sociale tra soggetti istituzionali diversi, deve avvenire su un sentire comune - ha attaccato il presidente della Provincia - Io sono convinto che lo Stato da queste parti il suo dovere lo ha fatto. Il problema riguarda la politica. La legalità è uguale alla capacità della classe dirigente (...) La base deve scegliersi un gruppo dirigente moralmente inattaccabile”. Rivendicando la bontà della Stazione unica appaltante istituita per prima a Crotone, Iritale ha stigmatizzato la decisione della Regione di affidarsi all’ex procuratore Boemi per dirigere la Sua regionale, alludendo anche ad altro.
“Non sono d’accordo che i magistrati siano i garanti della legalità; si può perseguire anche senza chiamare qualche magistrato in pensione, giusto per richiamare le cronache di questi mesi; bisogna sfatare che la legalità riguarda la magistratura”. Il presidente ha anche accennato ad EuroParadiso, rivendicando di essere stato uno dei pochi ad esprimere dissenso (“Solo chi non voleva vedere non capiva che era una truffa”), accennando al fatto che “all’ordine del giorno del Consiglio comunale sono state inserite questioni che riguardano atti criminali”.
Tratto da il crotonese.it
Autore: fausto
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