L’Orfanotrofio ha venduto il terreno di Giammiglione

 

Inserita il 16/08/2009

News
I tempi cambiano anche per la Chiesa locale. Due anni fa l’arcivescovo si schierò al fianco del movimento che si batteva contro l’ampliamento della discarica di Columbra. Oggi monsignore offre su un piatto d’argento alla ‘Maio Guglielmo srl’ i terreni per la costruzione di una mega discarica in località Giammiglione. È sua, infatti, una delle due firme apposte in calce al contratto preliminare di vendita dei terreni sottoscritto qualche mese da davanti al notaio Giulio Capocasale; l’altra è di Francesco Maio, amministratore unico della società abruzzese che vuole realizzare, tra Giammiglione e l’area industriale di Crotone, un polo meridionale dei rifiuti capace di movimentare qualcosa come 250 mila tonnellate di scorie pericolose e non all’anno.

Il contratto è stato siglato il 21 aprile scorso e sette giorni dopo è stato registrato all’Agenzia del territorio. Monsignor Domenico Graziani, in qualità di presidente del consiglio di amministrazione e legale rappresentante dell’Orfanotrofio Santa Maria Addolorata, “promette di vendere” alla ‘Maio’ la proprietà immobiliare di Giammiglione: 390.305 metri quadrati di terreno agricolo riportati al foglio 19, particella 3 del catasto dei terreni, al confine con la strada provinciale per Scandale e le proprietà Rota e Lucifero. Nell’atto si legge che l’acquirente “è interessato all’acquisto per la realizzazione di un impianto di trattamento di rifiuti speciali con annessa discarica”.

Il costo complessivo dell’operazione è di 1.810.000 euro, oltre 4 euro e mezzo a metro quadrato, ben al di sopra del valore di un terreno agricolo che si aggira intorno ai 2 euro. L’amministratore della società si è presentato alla firma del preliminare con un assegno circolare di 50.000 euro emesso il 18 aprile dalla Banca popolare di Lanciano e Sulmona (provincia di Chieti) a titolo di caparra. Il resto, pari a 1.760.000 euro, sarà corrisposto al momento della stipula del contratto finale di compravendita che dovrà avvenire entro diciotto mesi, prorogabili a trentasei ma con un sovrapprezzo di 75.000 euro.

Tutto dipende in quanto tempo la ‘Maio’ riuscirà ad ottenere le autorizzazioni per passare alla fase operativa, a partire dalla valutazione d’impatto ambientale il cui studio è stato depositato il 30 luglio scorso alla Regione ed agli enti locali. L’arcivescovo ha comunque autorizzato la società ad accedere al terreno per effettuare i rilievi, i sondaggi e le misurazioni necessari alla definizione del progetto, oltre che alla presentazione delle domande per i nullaosta di rito. Nel caso di eventuali pareri negativi degli enti locali, il contratto preliminare di vendita si intenderà risolto, salvo i 50.000 euro di caparra che resteranno nelle casse dell’Orfanotrofio.

Sull’operazione incombe
lo spettro dell’esproprio
L’Orfanotrofio ha avuto fretta di vendere per il timore di vedersi espropriare il terreno a prezzi di mercato. Più volte su queste colonne, prima della stipula del contratto preliminare - avvenuta, lo ricordiamo, il 21 aprile scorso - sono comparsi articoli sulla vicenda di Giammiglione nei quali scrivevamo che Syndial, interessata alla stessa area per la sua discarica da 1,5 milioni di metri cubi a servizio della bonifica, aveva chiesto al Comune di avviare le procedure espropriative per pubblica utilità.

Una eventualità, questa, ancora in piedi, tant’è che la “promessa di vendita” firmata da monsignore e dall’amministratore unico della ‘Maio’ contempla l’ipotesi della risoluzione dell’atto notarile nel momento in cui, nel corso dei diciotto mesi necessari per il perfezionamento della vendita - oppure trentasei qualora il rilascio delle autorizzazioni vada per le lunghe - intervenga un provvedimento di esproprio.
L’arcivescovo ha fatto, giustamente, gli interessi dell’ente morale che gestisce i beni dell’Orfanotrofio, donati nel lontano 1928 da Bernardino Albani, peraltro con un mandato specifico del consiglio di amministrazione, frutto di una delibera adottata il 7 marzo. Non possiamo tuttavia non ricordare la posizione assunta da monsignor Graziani durante la ‘rivolta’ contro l’ampliamento della discarica di Columbra, quando arrivò a manifestare pubblicamente il suo appoggio ai membri del comitato ‘No discarica’ nel corso di un incontro nel palazzo della Curia.

“Di fronte a problemi così gravi, come appunto la salvaguardia del creato - disse in quell’occasione il presule - non si può stare soltanto a guardare o a fare lagna, ma bisogna cominciare a pensare al famoso ‘che fare’”. Ed aggiunse davanti ai microfoni ed i taccuini dei cronisti: “Ho voluto esprimere agli organizzatori di questo gesto simbolico la mia solidarietà. Intanto, per il fatto che abbiano preso l’iniziativa, perché già il fatto di vincere quella pigrizia nei confronti dei problemi sociali che tante volte ci attanaglia è un fatto positivo, è una sorta di piccolo risveglio etico. In secondo luogo ho voluto esprimere anche il senso della nostra partecipazione come Chiesa. È venuto il momento di una testimonianza più chiara, più corale e anche più decisa”.

Due anni fa tutti in piazza
oggi tutti... al mare

Monsignore avrà dimenticato. Ma non è il solo a non rammentare gli eventi di quei giorni convulsi dopo che cominciò a circolare la notizia che la Sovreco, società del gruppo Vrenna, si apprestava a raddoppiare la portata della discarica per rifiuti solidi urbani di località Columbra. Politici, sindacalisti, ambientalisti, pseudo-ambientalisti, consiglieri comunali e provinciali, assessori comunali e provinciali, presidenti di Provincia, gregari, portaborse e unti del Signore (pardon, della politica), allora fecero a gara per manifestare il loro dissenso contro l’ampliamento della discarica e qualche mese dopo si associarono tutti alla grande manifestazione di piazza promossa dal movimento. Oggi, invece, sulla vicenda della ‘Maio’ avvertiamo uno strano silenzio, foriero di funesti presagi per il territorio. A parte qualche sporadico ed arraffazzonato comunicato, dettato via telefono dal mare, e l’impegno concreto dell’associazione ‘Scandale nel cuore’, non si registrano prese di posizioni ufficiali, a parte quelle del Comune, il quale continua a ripetere che se discarica deve essere, a Giammiglione può sorgere solo quella a servizio della bonifica.

Dove sono andati a finire tutti quei signori che due anni fa si agitavano in piazza contro Columbra e quei politici che a turno portavano la loro solidarietà ai volontari (non proprio tutti volontari) di ‘No discarica’ impegnati nello sciopero della fame a staffetta nella sede dell’Arci? Spariti! Eppure è da gennaio che su queste colonne affrontiamo il tema del progetto della ‘Maio’. Forse (vicende giudiziarie a parte) è una questione di nomi, nel senso che i Maio sono più simpatici dei Vrenna, oppure l’ordine di fomentare la piazza impartito all’epoca di Columbra questa volta non è arrivato. Del resto, fateci caso: quelli che affrontano la questione di Giammiglione lo fanno quasi sempre con riferimento alla discarica di Syndial, non già a quella della società abbruzzese.
Francesco Pedace

Tratto da ilcrotonese.it


Autore: Fausto

Chiudi questa finestra