Inserita il 10/02/2010
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Quei due giovani di Papanice non c’entravano niente con tutta quella droga trovata oltre un anno fa dagli agenti della squadra Mobile in un capannone industriale alla periferia della città. È quanto ha stabilito il Tribunale di Crotone, che ha assolto Luca Caterisano, 27 anni, e Giovanni Antonio Foresta, di 29, dall’accusa di detenzione di sostanza stupefacente a fini di spaccio per non aver commesso il fatto.
La pubblica accusa aveva chiesto la condanna a tre anni di reclusione ciascuno.
L’episodio che veniva contestato ai due imputati risale all’ottobre del 2008, quando i poliziotti della Mobile fecero irruzione in un capannone ubicato all’interno di un vecchio allevamento di struzzi, in località San Giorgio, un’azienda nata con il contratto di programma che poi è fallita. Gli investigatori avevano il sospetto che quel capannone fosse stato trasformato in una sorta di centrale per lo stoccaggio, il confezionamento e lo smistamento della canapa indiana prodotta in modo massiccio nel territorio di Papanice.
E in effetti, all’interno della struttura trovarono un chilo e 700 grammi di marijuana suddivisi in 17 buste di plastica trasparente, confezionate con il sistema del sottovuoto, su alcune delle quali era stata impressa la scritta ‘cento’. In pratica erano confezioni di erba da 100 grammi, mentre altre buste di dimensioni più piccole, senza alcuna dicitura, ne contenevano 50 grammi ciascuna. Al momento dell’irruzione dei poliziotti, nel capannone c’erano tre giovani di Papanice: Antonio Fazzolari, di 29 anni, custode della struttura, e due suoi amici, Luca Caterisano e Giovanni Antonio Foresta, i quali, secondo l’accusa, erano intenti a confezionare le dosi di droga e per questo finirono tutti in manette.
Nel maggio dello scorso anno, quindi, Fazzolari ha preferito definire subito la sua posizione e, al termine del processo con il rito abbreviato, è stato condannato dal gup Proto a 2 anni e 8 mesi di reclusione. Diverso, invece, l’atteggiamento degli altri due giovani che hanno sempre sostenuto di essere estranei alla vicenda e, per questo, hanno deciso di affrontare il processo ordinario.
Estraneità che l’avvocato Leo Sulla è riuscito a dimostrare nel corso del dibattimento; dalle deposizioni degli agenti che effettuarono gli arresti così come di altri testimoni, è emerso infatti che quel giorno Caterisano e Foresta si limitarono ad accompagnare l’amico Fazzolari al capannone presso il quale lavorava come custode; al contrario non è emerso alcun elemento per dimostrare che i due giovani fossero a conoscenza dell’attività illegale che si svolgeva nella struttura. Per l’avvocato Sulla, insomma, si sono trovati nel posto sbagliato al momento sbagliato. Una tesi che ha convinto il giudice Lucente ad assolvere Caterisano e Foresta e a revocare la misura degli arresti domiciliari alla quale erano sottoposti da oltre un anno.
(d.p.)
Tratto da il crotonese.it
Autore: fausto
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